Economia

Vivendi, buco di 2 miliardi tra Telecom e Mediaset

Sono le minusvalenze in bilancio. Trattativa con il Biscione. Ma l'intesa può costare 800 milioni

Vivendi, buco di 2 miliardi tra Telecom e Mediaset

Per Vincent Bollorè e la sua Vivendi la campagna d'Italia, con le partecipazioni in Telecom e Mediaset, si sta trasformando in una Caporetto borsistica, con circa 2 miliardi di minusvalenze. Se nei conti sui nove mesi Vivendi aveva segnato, al 30 settembre, per Telecom minusvalenze pari a 1,3 miliardi per il 23,9% posseduto e, per Mediaset di 263 milioni per la quota pari al 28,8%, la posizione, ad oggi, è ancora peggiorata. Ai corsi attuali infatti le minusvalenze su Telecom sono cresciute, dopo il tracollo degli ultimi giorni, a 0,68 euro del titolo, a circa 1,7 miliardi. Nel caso di Mediaset invece le quotazioni sono rimaste stabili e così pure le minusvalenze.

Nella relazione che ha accompagnato i conti di Vivendi, è stato anche ribadito che è stata inoltrata una richiesta di danni per 2 miliardi da parte di Mediaset e Rti e di 1 miliardo da parte di Fininvest, che ha chiesto a Vivendi la cessione della quota in Mediaset poiché comprata violando l'accordo dell'8 aprile 2016 fimato per la cessione della pay tv Premium ai francesi. Vivendi, nella relazione per gli investitori ha però scritto essere in cerca di una mediazione con Mediaset per trovare un accordo. Secondo gli analisti quest'ultimo potrebbe essere trovato se Vivendi offrisse una cifra tra i 700 e gli 800 milioni alla società del Biscione.

Mediaset sta cercando comunque di limitare i danni della possibile ingerenza di Vivendi. Per questo ha convocato per il 15 dicembre una assemblea straordinaria per votare alcune modifiche statutarie, tra cui il passaggio al sistema a liste bloccate da quello attuale proporzionale. Nell'azionariato Mediaset c'è Fininvest, con circa il 40%, seguita da Vivendi che però ha diritti di voto limitati al 9,9% dopo l'intervento dell'Agcom che ha bloccato i francesi dato che possiedono quote in società tlc e media, fatto questo vietato dalla legge italiana. La prima udienza della causa tra le due aziende è fissata per il 19 dicembre prossimo.

Quanto a Telecom, nella relazione Vivendi sostiene di «non avere il potere di dirigere unilateralmente le attività di Telecom Italia ma stima di disporre del potere di partecipare alle decisioni relative alle politiche finanziarie e operative del gruppo italiano». La puntualizzazione di Vivendi avviene sulla scia delle procedure avviate in Italia a livello istituzionale sull'influenza del gruppo francese sull'operatore di tlc.

Procedure che hanno portato il Governo a imporre il cosiddetto golden power ossia un certo numero di obblighi per Telecom monitorati anche da uno specifico comitato.

Commenti