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Di Maio le prova tutte: dopo il viaggio negli Usa ora scrive a Macron

Luigi Di Maio prova ad accreditarsi scrivendo una lettera al presidente francese Macron: "Il nostro Movimento non ha nulla a che fare con gli xenofobi. Non è una minaccia ma ha soluzioni per i problemi dell'Europa"

Di Maio le prova tutte: dopo il viaggio negli Usa ora scrive a Macron

Ce la sta mettendo tutta Luigi Di Maio per accreditare il Movimento 5 Stelle come una forza politica seria e affidabile. Prima è andato a Washington, provando a rassicurare gli alleati d'oltreoceano sulle proprie buone intenzioni e sul fatto che gli Stati Uniti sono (e resteranno) un punto di riferimento imprescindibile per l'Italia. E che non è affatto vero che i grillini sono così innamorati della Russia di Putin e vicini a forze come il Front National e la tedesca Afd. Ora Di Maio prende carta e penna e scrive al presidente francese Emmanuel Macron.

Ma cosa ha scritto Di Maio nella sua lettera aperta al capo dell'Eliseo? "Presidente Macron - si legge nella missiva -, il Movimento 5 Stelle non ha nulla a che fare con certe formazioni xenofobe e antagoniste che crescono un po' ovunque in Europa. Anzi, la nostra forza ha canalizzato e trasformato in energia democratica positiva pulsioni che avrebbero potuto altrimenti generare effetti realmente destabilizzanti".

Di Maio cerca dunque una sponda in Francia, proseguendo lo sforzo teso ad accreditarsi come possibile partner con la P maiuscola. "Sono sicuro - conclude - che quando ci conosceremo meglio, coglierà che il nostro Movimento, oltre a non essere una minaccia, piuttosto coltiva le soluzioni migliori per molti dei problemi d'Europa".

In questa operazione, che appare puerile e soprattutto provinciale (Macron in campagna elettorale si è guardato bene dallo scrivere ai leader degli altri Paesi per accreditarsi come persona seria), Di Maio già che c'è illustra anche alcune pillole del suo programma: "Sul fronte delle tasse, il Movimento 5 Stelle mira a una lotta senza quartiere ai paradisi fiscali. Vanno superate le esitazioni dell'Unione europea di fronte ai ripetuti scandali (cosiddetti 'Panama Papers', 'Paradise Papers', ecc…). Il nostro Continente accoglie ancora in seno troppi territori a fiscalità privilegiata e non è così che si dà ai cittadini europei il senso della costruzione di un destino comune". Poi arriva una sviolinata bella e buona: "Proprio come lei, presidente, il Movimento 5 Stelle progetta un fisco più equo, una redistribuzione della ricchezza a favore dei ceti medio-bassi e una vera sburocratizzazione che dia benzina alla crescita delle Pmi, autentico scheletro dell'economia europea".

Chi non cambia mai idea è uno stolto, recita un vecchio adagio. Però, di fronte a certe conversioni così grandi, viene da chiedersi: è solo opportunismo di facciata o davvero pensano il contrario di ciò che hanno sempre detto?

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