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L'impossibile totosentenza: bocche cucite

Niente fughe di notizie dalla Corte. La decisione tra aprile e maggio

L'impossibile totosentenza: bocche cucite

nostro inviato a Strasburgo

Fossimo in Italia, impazzerebbe il totosentenza: e prima o poi uno dei 17 tenutari del segreto qualcosina si lascerebbe scappare. Ma qui, alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo, le fughe di notizie non si usano. E così per sapere cosa sia accaduto mercoledì pomeriggio, quando si sono spenti i riflettori sull'udienza chiesta da Silvio Berlusconi per riavere il suo posto in Parlamento, bisognerà avere pazienza. Una decisione formale, d'altronde, non è stata presa, neppure provvisoria. Ma all'interno della Corte gli orientamenti hanno già avuto modo di manifestarsi, ed è ormai chiaro su quale decisione si vada aggregando la maggioranza che alla fine emetterà il verdetto: perché non vi è alcun dubbio che ben difficilmente, vista la delicatezza e la complessità della vicenda, si potrà arrivare ad una sentenza all'unanimità.

Alle undici e mezza di mercoledì, subito dopo la fine dell'udienza, Angelika Nussberger - l'accademica bavarese che presiede la Corte - ha riunito i suoi 16 colleghi nella camera di consiglio alle spalle dell'aula. Il tempo di togliersi toghe e pettorine, un rapido giro di caffè, poi la parola al giudice che fa da relatore al caso 58428, «Berlusconi versus Italy». Il giudice (il cui nome non è stato reso noto) ha riassunto l'andamento dell'udienza, sintetizzando gli interventi di Maria Giulia Civinini - l'avvocato che rappresenta il governo italiano - e dei tre legali che hanno preso la parola in nome del Cavaliere (Edward Fitzgerald, Bruno Nascimbene e Andrea Saccucci). Più che gli interventi iniziali, che ripercorrevano quanto scritto nelle memorie depositate nei mesi scorsi, ad avere rilievo sono state soprattutto le risposte che i difensori delle due parti hanno fornito al termine dell'udienza, rispondendo alle domande di una parte della Corte. Quanto sono stati convincenti nelle loro risposte?

Dopo il relatore, in camera di consiglio hanno parlato tutti gli altri 16 giudici. Un giro d'orizzonte rapido, ma più che sufficiente per capire l'approccio di ognuno. Non tutti hanno già una posizione definita, anche perché alcuni passaggi dell'udienza rendono necessari approfondimenti in punto di diritto, analizzando sentenze precedenti della Corte. Ma a rendere necessaria una riflessione accurata è il fatto che in realtà ci si trova davanti a un caso inedito: e anche i precedenti cui sia l'accusa e la difesa si sono richiamate riguardano aspetti secondari, principi che possono venire applicati per analogia. Nulla più. Così alla fine della riunione la Nussberger ha dato appuntamento ai colleghi per una nuova camera di consiglio. Per ora non c'è una data. I giudici della Grand Chamber restano a Strasburgo, impegnati nel lavoro quotidiano: ognuno di loro fa parte di una delle cinque sezioni ordinarie della Corte dei «droits de l'Homme», sommerse da un arretrato di 65mila cause, e la prossima riunione sul «Berlusconi case» dovrà trovare spazio - viene fatto notare negli uffici del quai Bevin - in agende già fitte di impegni; e che si possa dare a questa pratica una corsia preferenziale viene assolutamente escluso. Può darsi che di camere di consiglio ne serva più d'una. Alla fine, una decisione dovrà essere presa, ma prima che la Nussberger la pronunci in diretta web bisognerà scriverne le motivazioni, e questo porterà via altro tempo. Aprile, forse maggio.

Nel frattempo, sarebbe ozioso fare supposizioni sul contenuto.

I quattro giudici che in udienza hanno posto domande hanno reso chiaro di avere dei dubbi sulla legittimità dell'estromissione di Berlusconi e alcuni di loro, come l'islandese Robert Spano, non hanno ricevuto risposta piena E gli altri? L'unico indizio si può cercare nei loro curriculum: sono quasi tutti, a partire dalla Nussberger, esperti e a volte dei teorici dei diritti umani, inclini nell'eterno conflitto tra cittadino e potere a tutelare più il primo del secondo. Ma in questo caso cosa vorrà dire?

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