Economia

Un borgo del Michigan dichiara guerra a Nestlé

Il gruppo elvetico vuole estrarre 1.500 litri di acqua al minuto, gli abitanti insorgono

Un borgo del Michigan dichiara guerra a Nestlé

Evart è uno sperduto borgo del Michigan con, più o meno, duemila anime. Un microcosmo, a metà strada tra Chicago e Toronto, che si è messo in testa di far la guerra a un gigante come Nestlé. Davide contro Golia, Lilliput che sfida Vevey in una disputa giocata sull'acqua. Tanta acqua, per la precisione quella che entra nelle bottiglie del gruppo svizzero dopo essere stata prelevata proprio da quelle terre, per poi finire sul florido mercato a stelle e strisce.

Ad accendere la miccia, la decisione presa da Nestlé di dare un boost al pompaggio nell'impianto idrico di Standwood. Obiettivo, estrarre 1.500 litri di acqua al minuto, una cifra che garantirebbe ogni giorno qualcosa come 4,2 milioni di imbottigliamenti. In un anno, fanno quasi 800 milioni di litri. Troppi per gli abitanti; troppi per non scendere in strada e alzare la voce. «Nestlé distrugge il nostro pianeta una bottiglia alla volta», lo slogan su uno dei cartelli esibiti dai manifestanti davanti alla locale corte di giustizia. Il timore è legato alle ricadute ambientali: secondo un rapporto, le acque vicine allo stabilimento sono diventate incompatibili con la sopravvivenza di alcune specie di pesci probabilmente a causa delle turbine. Un primo risultato le proteste l'hanno già ottenuto: al momento, il colosso elvetico ha limitato la capacità estrattiva a 945 litri al minuto. Che, comunque, è un valore superiore ai 565 litri del limite precedente.

Ciò su cui molti si interrogano è come possa una multinazionale avere libero accesso all'approvvigionamento idrico dello Stato, mentre i cittadini di Flint, sempre nel Michigan, hanno dovuto fare i conti con un'acqua contaminata da piombo e tossine. E non solo. C'è anche la questione legata ai costi sostenuti da Nestlé per prelevare l'acqua. Lo scorso settembre, Bloomberg ha stimato che l'accordo di fornitura ventennale stipulato dagli svizzeri con il California's US Forest Service prevede un esborso di 0,000001 dollari per l'acqua versata in ogni bottiglia. Nulla, praticamente. Soprattutto se si considera il valore del mercato a stelle e strisce dell'oro blu in bottiglia, quest'anno la bevanda più consumata. Solo l'anno scorso, le vendite Nestlé hanno raggiunto i 7,4 miliardi di dollari, a fronte di versamenti esigui ai comuni.

La multinazionale rosso-crociata è peraltro in buona compagnia. Pepsi e Coca-Cola prelevano l'acqua municipale di Detroit per i loro marchi Aquafina e Dasani. Anche in questo caso, quasi certamente, a condizioni molto vantaggiose. Del resto, l'America è ricca di falde acquifere e la presenza sul territorio di questi brand porta benessere sotto forma di occupazione. Fino a quando qualcuno si stufa.

Per anni, infatti, Nesté è stata impegnata in una disputa legale con Guelph, in Ontario, dopo essere stata accusato di aver aumentato la quantità di acqua estratta dalla falda locale anche durante un periodo di siccità.

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