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Il Pd cerca di recuperare voti. Arriva il reddito d'inclusione

Il ministro Poletti presenta la nuova "Social card 2.0". Ma Boeri (Inps) avverte: "Bisogna fare molto di più"

Il Pd cerca di recuperare voti. Arriva il reddito d'inclusione

La povertà come vessillo della campagna elettorale, ma anche come grimaldello per superare l'impasse sulle pensioni. Sono considerazioni un po' dure, ma che emergono spontaneamente considerato che la presentazione del nuovo reddito d'inclusione sociale (Rei) ieri a Milano è coincisa con il dibattito sulla manovra 2018 che si sta concentrando soprattutto sulle misure di sostegno al reddito (dall'Ape social ai superticket fino ai caregiver). Soprattutto se si pensa che la nuova misura è una derivata delle azioni di contrasto alla povertà inaugurate con la legge di Stabilità 2016.

«Il Rei sarà attivo dal primo gennaio e in una prima fase si rivolgerà a una platea di potenziali beneficiari pari a 500mila famiglie o 1,8 milioni di persone», ha spiegato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, aggiungendo che «a luglio prevediamo che si incrementi la platea di 200mila nuclei familiari per arrivare a 2,5 milioni di persone». Dal primo luglio 2018, infatti, verranno meno tutti i requisiti familiari e il programma si baserà esclusivamente sul reddito diventando universale. Il ministro ha evidenziato la necessità «di costruire una infrastruttura e un modo di lavorare tra tutti gli attori, perché questo strumento funzionerà e darà buoni risultati solo se riusciremo a costruire comunità accoglienti». Un modo molto soft per ribadire al sindacato che tutto ciò che si poteva fare per lo stop selettivo all'aumento dell'età pensionabile nel 2019 per i lavori gravosi con la legge di Bilancio «è stato fatto».

E il presidente dell'Inps, Tito Boeri, presente anche lui all'evento, ha colto subito la palla al balzo. «Bisognerà impegnarsi in Italia, in futuro, per aumentare la dotazione delle misure di contrasto alla povertà» ha detto sottolineando che «questo debba essere anche un monito ad alcuni partiti politici e forze sindacali che chiedono ancora più risorse per le pensioni quando già nella legislazione vigente siamo destinati a superare il 18% di spesa pensionistica sul Pil». La soglia minima mensile prevista per il Rei (185 euro), ha aggiunto Boeri, non è sufficiente a migliorare le condizioni di vita in grandi città come Milano dove già un reddito mensile di 800 euro significa povertà. Il numero uno dell'Inps ha anche approfittato per chiedere che all'istituto di previdenza (che secondo l'economista dovrebbe chiamarsi «istituto di protezione sociale») siano girati i propri risparmi di spesa conseguiti negli ultimi anni per aumentare la propria presenza sul territorio. «Forse il presidente dell'Inps dimentica che il Rei nasce da una proposta costruita e avanzata dall'Alleanza contro la povertà in Italia, di cui Cgil, Cisl e Uil sono soggetti promotori», ha replicato Corso Italia in una dura nota. Ieri la Cgil ha avuto una serie di incontri politici sia con il Pd che con M5S. Se i dem hanno chiuso la porta a qualsiasi ulteriore intervento sulle pensioni in manovra, affermando di essere disponibili a modifiche nella prossima legislatura (anche per non perdere una parte di base elettorale), i grillini si sono dichiarati «sulla stessa lunghezza d'onda» del sindacato.

Interlocuzioni un po' troppo sospette che hanno indispettito chi, pur stando all'opposizione, mette i temi sociali al centro del proprio impegno politico. «Mancano pochi mesi al voto e, magicamente, il Pd e il M5S scoprono che l'Italia sta vivendo una drammatica emergenza demografica e che la famiglia va aiutata», ha scritto la leader di Fdi, Giorgia Meloni, su Facebook.

«È la propaganda ipocrita delle due facce della sinistra, che da anni mortificano la famiglia con politiche e proposte scellerate per poi ricordarsene solo sotto elezioni», ha aggiunto anticipando alcuni punti programmatici tra i quali reddito di infanzia, abolizione dell'Iva su pannolini e altri prodotti per i bambini e asili nido gratuiti.

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