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Lo "scivolo" per gli esodati prolungato a sette anni

Le imprese potranno prepensionare prima gli esuberi pagando incentivo e contributi. Scintille tra Cisl e Cgil

Lo "scivolo" per gli esodati prolungato a sette anni

Roma - Novità in arrivo per i futuri esodati. Il numero massimo di anni che mancano alla pensione, per i dipendenti che non sono più necessari all'azienda, passa da quattro a sette anni. La misura è contenuta nel pacchetto pensioni, inserito nella manovra durante l'esame della commissione Bilancio del Senato.

La misura vale limitatamente al periodo 2018-2020 e interessa gli accordi tra esodo anticipato tra datori di lavoro, che impieghino mediamente più di 15 dipendenti, e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello aziendale. Gli accordi che saranno raggiunti dovranno essere validati dall'Inps e dovranno prevedere la corresponsione, da parte del datore di lavoro, sia di una prestazione in favore del lavoratori di importo pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti, sia della contribuzione dell'Inps fino al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento.

Insomma, le aziende che si troveranno dinanzi al problema-esuberi potranno seguire l'esempio delle banche cui la manovrina di aprile aveva concesso di allungare a sette anni la contribuzione figurativa e l'incentivo all'esodo erogata dal Fondo per le eccedenze di personale. E proprio come le banche dall'anno prossimo le imprese potranno scegliere di sostenere a proprio carico la spesa per anticipare il pensionamento di coloro che in un arco di sette anni matureranno i requisiti per ritirarsi dal lavoro. A titolo esemplificativo, il lavoratore con 20 anni di contributi l'anno prossimo, potrebbe rientrare in un piano di esubero se avrà compiuto 59 anni e sette mesi (cioè 7 anni prima dei 66 anni e sette mesi che è l'età prevista per il diritto alla pensione di vecchiaia). Dal 2019 dovrà aver compiuto 60 anni se non si bloccherà l'adeguamento dell'età pensionabile a quota 67. La novità, come detto, sarà efficace per il solo triennio, il 2018/2020. Dal 2021 si ritornerà ai quattro anni attualmente previsti dalle correzioni che si sono accumulate sulla normativa Fornero.

Intanto, cresce l'insofferenza della Cisl nei confronti della linea imposta da Susanna Camusso alla Cgil che sabato prossimo organizzerà una mobilitazione di protesta proprio contro la revisione sulla normativa pensionistica contenuta nella legge di Bilancio. Fondamentalmente i cigiellini mirano allo scardinamento totale dell'attuale meccanismo di adeguamento dell'età pensionabile rispetto all'aspettativa di vita. Ecco perché il segretario cislino Annamaria Furlan negli ultimi giorni ha partecipato alle assemblee regionali di Parma e di Palermo (oggi sarà a Roma) per spiegare direttamente ai quadri sindacali e ai tesserati quanto è stato ottenuto sia per il pensionamento anticipato di chi svolge lavori gravosi nel 2019 sia in materia di opzione-donna e di previdenza integrativa.

«Qual è il piatto di lenticchie? Come lo misuriamo?». L'attacco più diretto di Furlan è stato rivolto a Massimo D'Alema che ha accusato Cisl e Uil di aver seguito l'esempio biblico di Esaù. «Non se ne può più di ricevere lezioni da chi la Fornero l'ha votata», ha replicato il segretario accusando D'Alema di usare «linguaggi un po' retro», nei quali si bolla come «venduto» chi esprime dissenso. L'unità sindacale è in crisi. Ieri la Cgil ha ottenuto l'appoggio totale di Mdp, Si e Possibile.

Furlan ha incontrato il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta.

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