Economia

Mediobanca punta ai paperoni

La divisione Private gestirà la ricchezza degli imprenditori

Mediobanca scommette sui grandi patrimoni e battezza la nuova divisione Mediobanca Private Banking. L'obiettivo è gestire anche il patrimonio personale (si tratta del segmento più alto, sopra i 5 milioni di euro) degli imprenditori già clienti, intercettandone altri con i nuovi servizi e sfruttando le sinergie con l'investment banking e l'area corporate per diversificare i ricavi. Una seconda svolta per l'istituto guidato da Alberto Nagel, che ha prima smantellato la ragnatela di partecipazioni riconfigurando il business. Non più solo banca d'affari che assiste quella che una volta erano le grandi imprese private italiane che facevano capo alle dinastie familiari. La nuova divisione poggia le basi sulla fusione per incorporazione in Mediobanca della controllata (al 100%, dopo l'acquisto del 50% in mano a Mediolanum) Esperia che sarà effettiva dal 1 dicembre. Primo passo della strategia del piano al 2019 che prevede il raddoppio dell'attività di wealth management e dei servizi di gestione del risparmio di fascia alta con un contributo alle commissioni del gruppo che a termine arriverà a circa il 40 per cento.

«Si tratta di un nuovo tassello nel presidio della fascia alta di mercato e di family office, già presidiata all'estero con Compagnie Monégasque de Banque e nei servizi fiduciari con Spafid, e rappresenta l'opportunità di dare vita a un servizio unico nel private & investment banking in grado di mettere le forti competenze corporate di Mediobanca al servizio dei clienti private», spiega Francesco Saverio Vinci, direttore generale di Mediobanca.

Al timone della divisione, composta oggi da circa 90 banker, è stato chiamato Angelo Viganò, ex top manager Esperia: «Sarà di fatto il primo modello operativo di private & investment bank sul mercato italiano», cui si aggiunge l'importante sviluppo della piattaforma di prodotti alternativi che ha visto, la scorsa settimana, l'accordo di partnership con Ram Active Investments che si affianca a Cairn Capital, gestore di fondi speculativi, nel segmento del credito strutturato.

Il punto di partenza con Esperia è di 70 milioni di ricavi e 19 miliardi di asset gestiti. «Vogliamo cogliere i bisogni degli imprenditori offrendo loro nuove opportunità non solo nei servizi di private banking tradizionali ma anche nel campo dell'alternative investment, come possono essere i club di investimento», aggiunge Viganò.

CC

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