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La Russia fuori dai Giochi Salvi solo gli atleti puliti

Il Cio durissimo contro il doping di Stato. Radiato Mutko, oggi vicepremier. Ma i Mondiali non si toccano

La Russia fuori dai Giochi Salvi solo gli atleti puliti

Niente Corea del sud, niente olimpiadi invernali, niente Pyeongchang, niente inno, niente bandiera, niente patria, niente Russia, tanto imbarazzo. E non solo in Russia. Diciotto mesi di attesa, dall'ormai celebre rapporto McLaren che scoperchiò tutto a quelli delle commissioni Oswald e Schmid, ma alla fine il Cio ha preso atto che sì, dietro i dopati russi, non c'era la delinquenza sportiva del singolo ma un sistema di Stato. I quattordici membri del comitato olimpico riuniti a Losanna hanno deciso con più forza perché più forti erano state negli ultimi mesi prove e conferme e, soprattutto, le pressioni di Paesi come l'Inghilterra e Stati Uniti affiché si arrivasse finalmente a una decisione esemplare sul doping gestito da Mosca. «Si è trattato di un attacco senza precedenti all'integrità dei Giochi Olimpici e dello Sport» ha ieri sera detto il presidente Thomas Bach, per cui sono state prese «sanzioni proporzionali per questa manipolazione sistematica pur proteggendo gli atleti puliti» perché, ha aggiunto, «questo infausto episodio deve segnare una linea e servire da catalizzatore per un sistema anti-doping più efficace guidato dalla WADA».

Tanto imbarazzo perché l'unico precedente di un Paese tenuto lontano dai Giochi, e per ragioni ben diverse da queste, risale al 1992, quando fu la Serbia a restare a casa per via della guerra nei Balcani. Tanto imbarazzo, e non solo in Russia, perché il Cio ha bandito a vita Vitaly Mutko, l'ex ministro dello Sport ai tempi dei Giochi invernali di Sochi e ora vice premier di Putin e gran cerimoniere e organizzatore dei mondiali di calcio in Russia della prossima estate. Lo squalificato a vita dal mondo degli sport olimpici che fra pochi mesi farà gli onori di casa al gotha del calcio atteso in patria. «Per quanto riguarda la Fifa» aveva fatto sapere nei giorni scorsi il presidente della Fifa, Gianni Infantino, «la decisione del Cio non avrà effetto sul calcio... Stiamo parlando del campionato del mondo» aveva aggiunto, «queste questioni non ci riguardano, la Fifa controlla i giocatori che prendono parte ai nostri tornei e tutti i test fin qui fatti sono stati negativi e i controlli in Russia vengono effettuati da una organizzazione esterna».

Tutto vero, tutto certificato ma l'imbarazzo resta. Per un evento sportivo globale che sarà ospitato da una nazione letteralmente sputtanata a livello sportivo. Se in occasione dei Giochi estivi di Rio, nel 2016, il Paese non era stato bandito e il Cio aveva demandato la decisione su chi potesse partecipare o meno alle singole federazione a patto che gli atleti non avessero un passato da dopati, ai recenti mondiali di atletica a Londra i russi avevano preso parte ma sotto bandiera neutrale e senza inno. La decisione di ieri segue quest'ultima stretta. Il Cio ha infatti deciso che la Russia è bandita ma non gli atleti puliti russi. Potranno partecipare come OAR, cioè Olympic athlete from Russia. Un'apertura, questa, che ha visto nell'ex atleta olimpico Thomas Bach un deciso sponsor a loro tutela.

E mentre i presidenti di varie federazioni invernali russe reagiscono con rabbia alla decisione del Cio, mentre la televisione di stato fa sapere che non trasmetterà i Giochi, a sorprendere di più è proprio tutto questo loro stupore. Come se non sapessero che il medagliere degli ultimi Giochi invernali, quelli organizzati in casa, a Sochi, ha visto retrocedere la Russia da prima a quarta dopo la squalifica di 25 atleti fra cui cinque medaglie d'oro, sette d'argento e una di bronzo. Compreso il portabandiera di quella edizione dei Giochi: Alexander Zubkov.

Come dire: dopati fin dalla cerimonia inaugurale.

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