Economia

Unicredit fa "pulizia" e alza il dividendo

Intesa con Generali e King Street sulle sofferenze. Mustier: "Pay-out al 30%"

Unicredit fa "pulizia" e alza il dividendo

Unicredit promette più dividendi ai suoi azionisti, portando dal 20% al 30% il pay-out per l'esercizio 2019, dà una nuova ripulita alle sofferenze in bilancio e si smarca da eventuali fusioni o acquisizioni. «Vogliamo crescere su basi organiche fino al 2019 e oltre», ha chiarito ieri a Londra Jean Pierre Mustier, facendo il punto con la comunità finanziaria sull'aggiornamento del piano industriale Transform 2019.

La tabella di marcia è «pienamente in linea con le attese e sta generando risultati tangibili supportati da un andamento sostenuto del business a livello di gruppo», ha detto l'ad di Unicredit.

Confermati, quindi, «tutti gli obiettivi chiave», a partire da «un Rote (il rapporto tra utile netto e patrimonio tangibile ndr) maggiore del 9% con un «ulteriore miglioramento» del profilo di rischio. L'asticella sul Cet1, il coefficiente che misura la solidità patrimoniale, resta «a un livello maggiore del 12,5% nel 2019». Tanto che dopo l'idea è di portare il pay- out fino al 50% «con un Cet1 superiore al 12,5%». Numeri solidi ma in parte attesi dal mercato, complice anche lo «sconto» sui buffer di capitale concesso dalla Bce lunedì sera: ieri il titolo in Borsa ha chiuso in flessione dell'1% a 17,4 euro.

Dal punto di vista strategico, Mustier, pur accogliendo con favore l'intento della Vigilanza Unica di agevolare le fusioni transfrontaliere nel settore del credito, ha subito ribadito come Unicredit sia già una «delle poche banche paneuropee» e «intende essere vincente». Insomma, l'invito ad andare all'altare non è da rivolgere al gruppo di piazza Gae Aulenti. Quanto invece alle sofferenze, Unicredit ha ridotto la propria quota nel portafoglio denominato «Fino» dal 49% a meno del 20%, grazie ad accordi di vendita con Generali - di cui la banca di Mustier è socia in via indiretta attraverso Mediobanca - e con alcuni fondi di King Street. Un riassetto «cruciale», ha precisato il banchiere e che non prevede «accantonamenti aggiuntivi o esami di Francoforte». La maggioranza dei due veicoli di cartolarizzazione era già stata ceduta a Fortress e a Pimco. Altri 4 miliardi di npl saranno poi ceduti entro fine piano, portando l'obiettivo dei deteriorati lordi a 40,3 miliardi (17,7 i netti), cui seguirà l'estinzione completa del «portafoglio» della bad bank interna «entro la fine del 2025».

Confermato infine la riduzione dei costi al 2019 a 10,6 miliardi: il taglio di addetti e filiali è più avanti del previsto.

Malgrado i forti investimenti in It, il direttore generale Gianni Franco Papa ha detto di non pensare ad altre chiusure.

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