Cultura e Spettacoli

Bartoli: «Cantare nella Sistina è come avvicinarsi a Dio»

Il mezzosoprano è stata la prima donna a esibirsi sotto il Giudizio universale: «Ci venivo in gita con la scuola»

Piera Anna Franini

L'etichetta discografica Deutsche Grammophon sfodera i suoi piloti di Formula uno: il mezzosoprano Cecilia Bartoli e il coro personale del Papa (la Cappella Musicale Pontificia) diretto da Massimo Palombella. Sono loro i protagonisti del terzo cd - Veni Domine - nato in quello scrigno di bellezza che è la Cappella Sistina, tornata ad essere un grembo sonoro. La notizia è che nessuna donna aveva mai cantato fra le mirabolanti scene del Giudizio Universale, ma Cecilia la Grande è riuscita a infrangere anche questo tabù entrando così nella storia della Sistina. L'altra notizia, che circolava ma con punti di domanda, è che la Bartoli canterà alla Scala per un'opera barocca, ora si ragiona su titolo e periodo, non si esclude il 2019. «Spero proprio di tornare - spiega -. La mia ultima produzione scaligera fu Mozart con Riccardo Muti, tanti anni fa. Ora vorrei tornare con un'opera barocca anche perché si è fatto poco barocco alla Scala». Non per nulla, al concerto di lancio del disco, in Vaticano, c'era anche il sovrintendente Alexander Pereira, a Roma per ricordare alla cantante che è attesa a Milano (in platea un altro austriaco di peso: Alfred Brendel, un pezzo di storia dell'interpretazione pianistica).

E' stata scelta la Cappella Sistina per promuovere questo disco di Natale, con pagine di Palestrina, Marenzio, Desprez, e la Beata viscera Mariae Virginis di Perotinus cantata dalla Bartoli. Evento seguito dall'alta diplomazia ecclesiastica, musicisti e operatori musicali, stampa internazionale, qualche politico, più vari & eventuali ovvero imbucati immancabili anche nelle sacre stanze vaticane. Data l'impresa, la Bartoli entrerà nel Guinness dei primati. Come si sente? «E' un momento talmente emozionante, cantare in questo luogo unico al mondo. Da romana, poi... che dire. Con la scuola, facevamo delle uscite didattiche qui, ma chi avrebbe detto che decenni dopo vi avrei cantato, e che addirittura sarei stata la prima donna». Decisivo l'incontro con il maestro di cappella Palombella, musicista e talentuoso uomo di marketing e comunicazione. «Mi aveva sentito tante volte e un giorno disse che voleva coinvolgermi in un progetto di musica gregoriana. E io... perché no, anzi: certo». Fatto. La Bartoli firma un momento storico, «un segnale di apertura notevole, un momento di svolta». E non solo nelle terre vaticane, «finalmente vedo sempre più donne direttrici d'orchestra, anche a Salisburgo le donne stanno aumentando. Però vorrei vedere ancora più code di cavallo fra i leggii». Anche a Salisburgo la Bartoli da primati sta lasciando un segno: è il primo direttore artistico donna del Festival.

Nella Sistina, cuore del Cattolicesimo, il mezzosoprano parla del suo rapporto con la spiritualità, «quando ascolto musica di così straordinaria bellezza e la canto fra i capolavori di Michelangelo, penso che tutto ciò non sia umano, deve essere guidato da una mano divina». Si avverte quell'imponderabile che fa la differenza fra il talento e il genio, fra il buon musicista e l'artista sommo. «E per fortuna che è imponderabile», aggiunge. Dalla sua parte, la Bartoli ha un istinto imprenditoriale che - ammette - «è un ingrediente importante in una carriera». S'inventa progetti e spettacoli su misura. Va a San Pietroburgo, pensa a Caterina la Grande e allo stuolo di musicisti italiani al suo servizio, e s'accende la lampadina: «una volta lì, ho pensato: sarebbe bello trovare una corte europea disposta a fare altrettanto». La Bartoli l'ha individuata, e convinta. E' la casa reale di Monaco, sostenitrice dell'orchestra congegnata dalla Bartoli. Si chiama Les Musiciens du Prince, «la principessa Carolina e Alberto adorano la musica e la cultura, la sostengono in una fase in cui le orchestre chiudono».

Quanto a Roma, dove è nata e cresciuta, ammette che «vivere a Roma è difficile, ma vivere senza Roma impossibile».

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