Cultura e Spettacoli

Le lezioni di un professore enciclopedico

Daniele Abbiati

E siamo a meno uno. Con la pubblicazione di Soggettività e verità (Feltrinelli, pagg. 343, euro 35) ci manca poco per fare tredici. Cioè per avere, in italiano, i testi di tutti i tredici corsi tenuti al Collège de France da Michel Foucault fra il 1970 e l'84. Ma in attesa di Teorie e istituzioni penali, che chiuderà il cerchio, occorre ricordare di quale Foucault si tratti. Come scrivono François Ewald e Alessandro Fontana (quest'ultimo, promotore della collezione, è morto nel 2013) nell'«Avvertenza» al volume, nei suoi corsi Foucault «tenterà di mettere in opera il programma di una genealogia dei rapporti sapere/potere in funzione del quale, a partire dagli inizi dei anni settanta, orienterà il proprio lavoro - in opposizione a quello di un'archeologia delle formazioni discorsive che lo aveva fino ad allora orientato». Quindi, con i corsi passiamo dall'archeologia del discorso (Storia della follia nell'età classica, Nascita della clinica, Le parole e le cose, Archeologia del sapere) che ci mostra di Foucault il volto quasi letterario in senso stretto, quasi da romanziere se non da poeta, al Foucault saggista, professore ex (o in) cathedra. Di qui la a-sistematicità del suo eloquio che procede per tagli e sondaggi trasversali, attraverso carotaggi nel terreno della storia e delle sue tracce. Nello specifico, Soggettività e verità è un giro sulla giostra della sessualità, partendo dalla fedeltà coniugale e dalla castità dell'elefante, simbolo di saggezza, alla viziosa dissoluzione del Basso Impero.

Dall'antro (anzi, dai due anfiteatri del Collège de France) del filosofo emerge quella che forse è la dimensione più autentica di Foucault: il suo neo (o post) enciclopedismo.

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