Cronaca locale

Piazze, concerti e metrò: città "blindata" per le Feste

Circolare del questore per alzare il livello di allerta Rinforzati tutti i controlli con pattuglie in borghese

Piazze, concerti e metrò: città "blindata" per le Feste

Non ci saranno «numeri» in aumento, particolari aggiornamenti dell'ultimo minuto in materia di sicurezza alla luce dei fatti di Melbourne, la città australiana dove ieri un Suv è stato lanciato contro la folla. Ma piuttosto strategie differenziate secondo una sorta di effetto sorpresa che conterà su tutte le forze in campo. Quindi più uomini in borghese dislocati sui mezzi di trasporto (in particolare in metropolitana ma anche sui treni in partenza e in arrivo sotto la Madonnina e naturalmente sugli aerei a Linate e a Malpensa), più poliziotti e carabinieri alla messa della Vigilia e a tutte le principali funzioni del giorno di Natale e di Santo Stefano fuori e dentro la basilica del Duomo; un apparato «blindato» ma soft alla vista in San Babila, al Castello Sforzesco, in piazza Gae Aulenti, lungo la Darsena, nei mercati rionali, nelle vie della movida e naturalmente dello shopping. Oltre a una particolare attenzione riservata al Capodanno in piazza Duomo. Una manifestazione che certo non perderà il suo smalto se per accedervi bisognerà sottoporsi ai controlli del metal detector. Una festa, quella di San Silvestro, che prevede comunque un dislocamento di forze in tutti i punti «di attenzione» della città, con uomini e donne delle forze dell'ordine pronti a muoversi per spostarsi in maniera molto più rapida e sinergica da una parte all'altra di Milano, tangenziali e autostrade comprese.

Tutto andrà avanti fino al 6 gennaio e anche oltre. Non che ci fosse mai stata la benché minima intenzione di abbassare la guardia sul terrorismo. Di questi tempi sarebbe come mettersi alla guida in autostrada, magari di notte, con una benda sugli occhi: un azzardo pazzesco, follia assoluta. Sottolineare l'ovvio è doveroso: le settimane di «calma», in cui non si verifica alcun tipo di attentato terroristico nel mondo, sono quelle in cui le forze dell'ordine e tutti gli apparati preposti alla sicurezza possono lavorare con maggiore tranquillità, senza gli occhi dei media puntati addosso. Polizia e carabinieri, naturalmente insieme al prefetto Luciana Lamorgese già da settimane, in vista delle festività, hanno rivisto tutte le misure antiterrorismo che dovrebbero scattare in caso di attentato. Una parola che nessuno vuole sentire tra gli addetti ai lavori, sebbene si abbia coscienza del rischio elevato che sta correndo il nostro paese. E quindi, sono stati ridefiniti, ognuno per le proprie competenze, i ruoli e gli interventi da effettuare nel malaugurato caso ce ne fosse bisogno.

Che anche a Milano ci sia forte preoccupazione rispetto ai foreign fighter di ritorno, o a qualche cellula jihadista che potrebbe entrare in azione, è un fatto ormai noto. Sin dal suo arrivo a marzo, il «mantra» del questore di Milano, Marcello Cardona - condiviso al cento per cento dal comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Luca De Marchis - è una lotta al terrorismo «senza blindare» la città.

«Produrre sicurezza significa vivere meglio, noi dobbiamo farlo ogni giorno» ha dichiarato più volte il questore.

Che a settembre, dopo il furto di tre furgoni, non aveva esitato a rilanciare l'allarme terrorismo, diffondendo una circolare riservata tra gli uomini della Digos, dei carabinieri e della Guardia di finanza, per alzare il livello di allerta.

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