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Sicilia, è scontro sugli stipendi d'oro

Dopo le dimissioni dell'assessore Figuccia, Musumeci calma gli animi

Sicilia, è scontro sugli stipendi d'oro

Ha mangiato appena appena il panettone. Ma non è arrivato al giro di boa del mese, visto che si era insediato il 29 novembre e che si è dimesso il 27 dicembre. Prima grana, ma non troppo, per il neo governatore di Sicilia Nello Musumeci. Il suo assessore all'Energia e ai Rifiuti Vincenzo Figuccia se n'è andato due giorni fa sbattendo la porta. Musumeci non c'entra nulla. Figuccia, eletto nell'Udc, ora assurto sui social ad eroe in stile Cinque stelle, ha mollato la poltrona in polemica con il presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè (Forza Italia), suo vecchio nemico, tanto nemico che l'estate scorsa proprio per lui aveva mollato Forza Italia.

«Non doveva essere eletto presidente», ha tuonato Figuccia quando la maggioranza ha traballato, incoronando Micciché solo alla terza votazione. E ha rincarato la dose quando Miccichè si è sbilanciato sugli stipendi d'oro dei dipendenti, affermando che l'asticella del tetto di 240mila euro poteva essere rivista al rialzo. Figuccia ha attaccato a testa bassa Miccichè. Ma si è ritrovato da solo. L'Udc siciliano lo ha sconfessato e si è schierato con Miccichè, idem tutti gli altri. E quando persino Musumeci, senza nominarlo, ha invitato i suoi assessori a «lavorare e tacere», Figuccia ha annunciato le «dimissioni irrevocabili».

Pacato il commento di Musumeci, che ieri ha tenuto la conferenza stampa di fine anno che però, visto che si è insediato da appena un mese, è stata più l'annuncio di quel che farà invece che un bilancio del già fatto. «Non c'è nessuna crisi - ha detto il governatore - l'Udc ha già confermato la fiducia alla maggioranza. Ho avocato a me la delega dell'assessore Figuccia, vi farò sapere quando sarà sostituito». Le dimissioni non saranno respinte: «Figuccia ha deciso di lasciare il ruolo di assessore. Questo dispiace a tutti noi, ma dobbiamo rispettare questa scelta». Però sugli stipendi d'oro Musumeci, senza attaccare il presidente dell'Ars, dice no: «Quelli dell'Ars sono stipendi già dignitosi: non devono essere aumentati. Questo è il pensiero di tutta la giunta. Poi ognuno si assumerà le sue responsabilità». E lo stesso Miccichè frena: il consiglio di presidenza, su sua proposta, ha deciso di mantenere i tetti in scadenza il 31 dicembre.

I nuovi si decideranno entro 60 giorni.

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