Economia

Emiliano vuole essere socio dell'Ilva

Il governatore della Puglia: "C'è il nostro Acquedotto. Ora il vertice con Gentiloni"

Emiliano vuole essere socio dell'Ilva

La Regione Puglia vuole entrare nell'azionariato della nuova Ilva. Nei giorni caldissimi della trattativa tra gli enti locali e il governo per il ritiro del ricorso al Tar che impedisce la cessione del gruppo siderurgico alla cordata AmInvestco, il governatore Michele Emiliano esce allo scoperto, mettendo sul tavolo le proprie condizioni.

Oltre a quelle ambientali, l'ingresso di una società controllata dalla Regione nella cordata che rileverà il gruppo siderurgico e un posto in cda. Emiliano ha già l'identikit dell'azienda ad hoc e, chiamando in causa la depurazione dell'acqua, fa il nome di Acquedotto Pugliese. La spa a totale controllo regionale ha chiuso il bilancio 2016 con una crescita nei ricavi di 59 milioni sul 2015, raggiungendo così i 550 milioni, un margine operativo lordo pari a 185 milioni e utile netto per 16 milioni (15 nel 2015). Ma è concessionaria, solo fino al dicembre 2018, del servizio idrico integrato. Dopo di che la concessione, e quindi la gestione nell'area andrà a gara.

«Sarebbe anche - ha aggiunto Emiliano - un gesto di grande intelligenza, della nuova compagine sociale, concedere alla Regione e al Comune di Taranto un consigliere di amministrazione che possa partecipare e conoscere dall'interno tutte le questioni più importanti legate alle attività della fabbrica». Dal punto di vista dell'accordo di programma per cui si sta trattando tra le parti, Emiliano punta ad avere garanzie di una apertura al processo di decarbonizzazione e sull'applicazione della legge regionale sulla previsione del danno sanitario. E pone una condizione su tutte: «Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, si faccia da parte e ci consenta di dialogare con il presidente del Consiglio che peraltro è l'autore del decreto sul piano ambientale impugnato». Insomma, il nuovo interlocutore al tavolo istituzionale deve essere solo Paolo Gentiloni.

Nuova carne al fuoco che complica la trattativa e che lascia l'Ilva appesa al Tar e ai nuovi diktat del governatore Emiliano. Il tutto, mentre da più parti si fa appello al raggiungimento di un accordo che non metta in pericolo i lavoratori e il futuro dell'azienda.

In particolare, ieri, la Provincia di Taranto ha dichiarato che proporrà nell'udienza del 9 gennaio, dinanzi al Tar di Lecce, un ricorso «ad opponendum», chiedendo ai giudici amministrativi di far decadere quello presentato nelle scorse settimane da Regione Puglia e Comune di Taranto contro il decreto del nuovo piano ambientale dell'Ilva.

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