Politica

La musicista contro Alitalia: «La mia viola distrutta in volo»

Luca Pavanel

Una viola del Seicento volata da Rio de Janeiro a Tel Aviv su un aereo Alitalia, «giunta fracassata». La notizia circolata su intertet, è stata data in forma di denuncia-protesta online dal proprietario dello strumento, la direttrice dell'Ensemble Phoenix Myrna Herzog (con tanto di foto e descrizioni pubblicate su Facebook e lo slogan di pancia «Alitalia odia i musicisti»): un post diventato virale che ha letteralmente fatto impazzire il web, almeno tra chi fa musica di professione e non. Valanga di like, centinaia di commenti, prese di posizione varie. Il solito social-show, con considerazioni pro e contro. Alitalia, dal canto suo, ha risposto con la «sua» ricostruzione dei fatti, alla fine comunque «esprimendo profondo dispiacere per l'accaduto» e, appurati i fatti, pronta a procedere «al rimborso nel rispetto dei regolamenti internazionali vigenti».

Stando agli accertamenti interni, detto in soldoni: la musicista non avrebbe acquistato un posto extra, in più, per la sua pregiata viola, come si fa nei casi in cui si trasporta qualcosa di molto fragile. E lo strumento in questione, a quanto pare, lo è/lo era: descritto dalla stessa imbufalita proprietaria, come una viola da gamba Lewis originale del diciasettesimo secolo. Ma a questo punto una considerazione arriva spontanea: alzi la mano chi, dovendo trasferire uno strumento così particolare lo avrebbe spedito insieme a bagagli ordinari di vario genere come trolley pesanti, valigie dure come un muro, involucri rigidi e cose affini. Un po' come un vaso di porcellana tra vasi di ferro. Considerazioni che ha fatto anche il popolo del web e non solo, per questi motivi non tutti a favore della vittima.

«Abbiamo una certa esperienza nel trattare oggetti delicati e di valore - spiegano dall'Alitalia -: dai quadri di Caravaggio in poi. Nei trasporti come questo occorre procedere con tutte le cautele possibili, e le usiamo». Con il consenso del cliente, che invece in questa situazione - risulta - abbia rifiutato di acquistare un sedile extra e «firmato un modulo di assunzione di responsabilità dopo essere stato informato che la soluzione migliore per un oggetto così delicato era portarlo con sé in aereo». Certo, al di là del caso specifico, la questione in generale è calda: perché i bagagli che viaggiano sugli aerei vengono trattati bene, ma non sempre benissimo. Eccezioni e proteste ce ne sono stati e ce ne sono.

E persino un brano-denuncia di un cantante americano. Tema: le «valigie perse»

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