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Le femministe chiudono il Crazy Horse di Londra

Le spogliarelliste si appartavano con i clienti. Un'associazione di donne le ha denunciate

Niente sesso siamo inglesi. Accade dunque che il Widmill Theatre di Londra, in Great Widmill Street, Soho, dopo ottantesette anni di grande gloria, debba sospendere lo spettacolo di varietà, burlesque, lap dance. Tutta colpa di alcune spogliarelliste che non si sono limitate ad eseguire i loro numeri acrobatici, tra guepière, reggiseni e mascherine nere ma hanno infranto il regolamento offrendo la propria arte, compreso il corpo, in stanze riservate ai Vip, in cambio di 150 sterline.

Per realizzare il colpo le ragazze hanno provveduto ad addomesticare gli addetti alla security, bastavano dieci sterline perché i forzuti voltassero lo sguardo altrove mentre le coppie sgattaiolavano verso il sito prenotato. Le fughe clandestine non sono sfuggite alle telecamere del circuito interno ma, soprattutto, a un gruppetto di femministe che hanno compilato il dossier e presentato la denuncia a Westminster dove il comitato che consegna le licenze ai locali pubblici ha provveduto a intervenire. Il teatro, due piani sotto terra, era riuscito a resistere alle bombe di Hitler, la guerra non aveva fatto cambiare idea a Laura Henderson la tenutaria, imprenditrice che alla età non freschissima di anni sessantotto, affascinata dalle bellezze parigine delle Folies Bergère e del Moulin Rouge, decise di rilevare il Palais de Luxe e, supportata dal direttore artistico Vivian Van Damme, inaugurò il ventidue giugno del Trentuno il Widmill Theatre, canzoni, danze, varietà e ragazze bellissime, ignude ma non del tutto che componevano i famosi tableaux vivant, restando immobili al termine del loro show. Furono anni belli, nonostante le perdite iniziali e a teatro fecero visita anche alcuni membri dei Windsor, la principessa Elena Vittoria e la sorella maggiore della regina Vittoria, Mari Louise. Inoltre c'era un tavolo fisso, per ogni inaugurazione stagionale, riservato a George Landsbury del governo di sua maestà. Sul palco del teatro sfilarono, oltre alle donne nude di cui sopra, anche cantanti e attori, Peter Sellers fra questi, essendo il Widmill il sito di maggiore fascino e di trasgressione «inglese», dunque nei limiti del regolamento vittoriano, si fa per dire. Le bombe ferirono Londra ma al teatro le serate proseguirono allegramente, soltanto undici giorni di doverosa chiusura, dal 4 al 16 settembre del Trentanove, nella settimana successiva alla dichiarazione di guerra del Regno Unito alla Germania (3 settembre). Il Widmill ha cambiato poi le sue regole di gioco, i tableaux vivants sono diventate splendide nature niente affatto morte, non più immobili ma scatenate nella lap dance e qui è accaduto il fattaccio. Damien Oxide, attuale manager del teatro, lo ammette: «Abbiamo licenziato sei ragazze e sospese dieci. Adesso cercheremo di chiarire la nostra posizione ma le regole vanno rispettate».

Il «no touching please» è stato violato, non solo i clienti hanno potuto toccare ma hanno potuto comprare il quadro vivente, con la modica cifra di centocinquanta sterline. Escludo che altri membri della famiglia Windsor mettano piedi là dove i loro parenti antichi si trastullavano, tra champagne e cosce al vento, in pieno can can bellico. Ora il Widmill ha ventuno giorni di tempo per presentare appello alla chiusura. Le femministe ce l'hanno fatta là dove le V1 e le V2 di Adolf Hitler non riuscirono nell'impresa. Si ferma il via vai, serale, dalle 21 alle 5 e mezzo del mattino, tutti i giorni, esclusa la domenica dedicata al giardinaggio. L'Inghilterra è salva, per tre settimane.

Poi si ricomincia, senza toccare i quadri.

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