Cronaca locale

Gori e il sì alle moschee: "Legge regionale sbagliata"

La contrarietà ai vincoli e il programma sulla laicità: orientamenti religiosi da non violentare a uso elettorale

Gori e il sì alle moschee: "Legge regionale sbagliata"

Che fine farà la legge regionale sulle moschee? Il tema non è di poco conto, considerato che la legge 2/2015, più nota come «legge anti-moschee», è stata una dei punti qualificanti dell'azione di governo del Pirellone negli ultimi 5 anni. Il risultato, i «Principi per la pianificazione delle attrezzature per servizi religiosi» non sono mai stati messi in discussione nel centrodestra ed è impensabile che possa smontarli il candidato Attilio Fontana, leghista moderato sì, ma pur sempre leghista e deciso a «proseguire il lavoro» dell'ultima legislatura. Neanche i centristi peraltro hanno mai tentennato, neanche quando la legge era sottoposta al fuoco di sbarramento del centrosinistra, che in Lombardia attaccava Maroni e a Roma la faceva impugnare dal governo davanti alla Consulta. A conferma di questa ostilità, annunciando l'impugnazione, il segretario del Pd Alessandro Alfieri parlava di un'iniziativa «ideologica e populista».

E cosa succederà alla legge anti-moschee in caso di vittoria di Giorgio Gori e del Pd? Al momento, nel sito elettorale di Gori si può trovare solo un passaggio dedicato al tema «Laicità e legalità». «Laicità di una Regione - si legge - vuol dire trattare tutti i cittadini in modo uguale, rispettando i diversi orientamenti religiosi o culturali, e non violentandoli ad uso elettorale». Meno generico il vero e proprio programma che Gori aveva messo appunto per le Comunali del 2014 a Bergamo. Nel capitolo «Città e nuovi cittadini» si cita «l'impegno a favorire la piena espressione della libertà di culto, sancita dalla Costituzione». E ancora: «La localizzazione di nuovi servizi dedicati dovrà essere determinata, in sede di revisione del Pgt, con la finalità di consentirne la migliore accessibilità, evitando situazioni e aree che possano determinare disagi».

E in effetti Gori è stato di parola: una volta eletto ha mantenuto l'impegno, confermando di voler dotare la città di un luogo di culto. Con l'approvazione della legge regionale, Gori ammise che le cose si complicavano. «Oggi, da sindaco, non ho cambiato idea - diceva nel resoconto dell'Eco di Bergamo su un incontro organizzato dall'Arci nel marzo 2015 - Ma abbiamo un ostacolo in più, ora, che è questa legge sgangherata e pretestuosa sui luoghi di culto varata dalla Regione». «Nonostante la legge pasticcio - si legge ancora nella cronaca - Gori e la sua giunta andranno avanti nell'iter per la realizzazione di una moschea a Bergamo». Due le opzioni indicate: «Avviare un percorso che segua passo-passo l'attuale normativa, e questo ci rallenterà molto, o contare che l'impugnativa davanti alla Corte costituzionale vada a buon fine».

L'impugnazione non è andata a buon fine e intanto un vero e proprio pasticcio è scoppiato nel mondo islamico, con tanto di denunce e con un giallo sui fondi, 5 milioni provenienti dalla Qatar Charity Foundation per quello che avrebbe dovuto essere «un luogo di culto tra i più importanti d'Italia».

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