Cronache

"L'amore di quel cucciolo le ha alleviato le sofferenze"

Il grazie di un vedovo al canile: il bastardino ha aiutato mia moglie a sorridere anche nei giorni tristi

"L'amore di quel cucciolo le ha alleviato le sofferenze"

Ogni giorno leggiamo sui quotidiani e sui social o vediamo in Tv storie di uomini che hanno incontrato un animale domestico che gli ha cambiato la vita in un percorso che ha un doppio senso di marcia. Questa complessa interazione di sentimenti ed emozioni esplica il suo massimo climax quando la malattia e il dolore, fisico o mentale che siano, prendono il sopravvento. Me ne accorgo, ancora una volta, rivelando una vicenda che mi riguarda molto da vicino. Una settimana fa a Pio (il mio gatto maschio di 10 anni) è stato diagnosticato un tumore inoperabile al cervello. Se prima non lo trascuravo, oggi vengo a casa in largo anticipo dal lavoro, esco sempre più tardi o non esco affatto e passo ore a carezzargli la testa, quasi potessi, con il potere della mano, compiere i miracoli pretesi dai pranoterapeuti. Se prima non riuscivo a rallentare il ritmo, quei due occhi ignari, spalancati nel chiedersi come mai tanta attenzione, hanno cambiato il mio stile di vita. Trascuro molto di più quella vecchietta di gatta che è Lulù, la femmina che ha compiuto 20 anni, ed è peraltro in piena salute. E veniamo ai veri due protagonisti della storia che vi voglio raccontare dopo averla letta su Dodo web.

Connee passava molto tempo al computer a quei tempi. Colpita da un cancro aggressivo al seno, pur circondata dall'affetto di suo marito Tom, scorreva lo schermo febbrilmente per ore e ore, alla ricerca di qualcosa. E quel giorno vide qualcosa. Chiamò suo marito e gli disse semplicemente: «Lo voglio». Era un bastardino bianco, piccolo, ospitato in un rifugio di Sultan (Washington). Il giorno dopo l'oncologa che seguiva Connee le telefonò. Il tumore, che sembrava in remissione, si era purtroppo diffuso al cervello. Ecco spiegati i lancinanti mal di testa delle ultime settimane.

Sebbene fosse faticoso viaggiare, Connee chiese a Tom di guidare per un paio d'ore fino a Sultan per adottare quell'incrocio di chihuahua, abbandonato per strada. La famiglia aveva già due cani, la piccola e giovane Vida e il vecchio Shiloh, un grosso cane di 13 anni. Connee aveva i giorni contati e Shiloh anche. Non voleva che Vida rimanesse da sola e quel bastardino sembrava un ottimo amico.

I Prettyman erano nati a soli tre giorni di distanza, nel gennaio del 1953 e all'età di 59 anni Tom, inginocchiato sulla battigia, le aveva chiesto di sposarlo. Pochi mesi dopo, la scoperta del nodulo al seno. Poco più tardi si sono sposati e Tom l'ha circondata d'affetto, assieme a Vida e al vecchio Shiloh. Scrivevano frasi sullo specchio: «Tenere duro Avere speranza Nulla è scontato». L'arrivo di Petey fu, per Connee, come una persiana che si apre e fa entrare la luce. Giunse presto il tempo del ricovero e i cani andavano a trovarla ogni giorno strappandole un sorriso. «Quando Connee è morta, il 25 ottobre dell'anno scorso - ha detto Tom - loro erano sul suo letto. Petey sul suo grembo». Pochi giorni dopo è morto Shiloh e Petey si è messo a dormire, ogni notte, tra le zampe di Vida.

Ogni anno, il 1° gennaio, anniversario del giorno in cui Connee vide la foto di Petey, Tom scrive al rifugio Pasado una breve lettera. Quest'anno non ha fatto eccezione e ha scritto: «Tre anni fa mia moglie, malata di un cancro inesorabile, ha trovato lì il nostro bellissimo Petey che è stato con lei fino all'ultimo secondo di vita.

Grazie, Pasado, per averlo salvato dalla Società Umana della Contea di Kitsap, permettendogli così di trovare la sua casa presso di noi finché vivrà».

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