Cronaca locale

Pd, oggi in scena la pace Sala-Renzi

Al teatro Parenti la kermesse del disgelo tra sindaco e leader. Insulti tra i dem e Leu

Chiara Campo

C'eravamo tanto odiati. Dopo mesi di critiche a distanza e dialogo quasi azzerato, Matteo Renzi e Beppe Sala oggi firmano la pace elettorale sul palco del teatro Franco Parenti. Dalle ore 10 è in programma «Milano, Lombardia, Italia: Obiettivo governo», protagonisti sindaco, segretario del Pd, il candidato governatore Giorgio Gori e il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda che nelle ultime settimane ha preso più di una volta le distanze dall'ex premier, vedi la cancellazione del canone Rai. E dovranno convincere (anche) la platea dem in sala che una vittoria in Lombardia e alle Politiche è ancora possibile, nonostante il mancato accordo con la formazione di Pietro Grasso Liberi e Uguali. Non sono bastati giorni di corteggiamento da parte dei colonnelli Pd: venerdì sera l'assemblea di Leu ha lanciato Onorio Rosati nella sfida per il Pirellone contro il candidato del centrodestra Attilio Fontana, Dario Violi per il Movimento 5 Stelle e Gori. Che subito ha definito i neo-avversari di sinistra «accecati dall'odio per i dem» e ieri ha rilanciato su Twitter la prima pagina del Giornale che titolava: «Il centrosinistra è morto. Grazie Grasso». «C'è altro da aggiungere - il commento del sindaco di Bergamo -? Sì, che vinceremo comunque». E nel pomeriggio ha aggiunto: «A volte gli elettori sono più avveduto che non i dirigenti». E Grasso ha ribattuto: «Gori ha una visione distorta, non abbiamo odio o rancore, vogliamo politiche di sinistra». «Squallidi», «poltronari», «fate pietà», «Tafazzi» sono una sintesi degli insulti incassati ieri da Rosati e soci dagli ex alleati di centrosinistra dopo la scelta di correre da soli. «Come era prevedibile - commenta il candidato di Leu, consigliere regionale ed ex segretario generale della Camera del Lavoro - siamo passati dalla carota al bastone. Dopo tutti gli appelli buonisti che ci sono stati fatti in questi giorni per convergere su Gori, adesso gli stessi, dopo la nostra scelta di andare in modo autonomo alle prossime elezioni in Lombardia, si scatenano sui social dicendo tutto e di più, sulla mia persona e sulla nostra lista. Preferisco non commentare, guardiamo avanti». Il capogruppo Mdp alla Camera Francesco Laforgia ribatte a Gori che «ricorrere alla categoria dell'odio per definire le legittime e democratiche decisioni di altre forze politiche denota mancanza di argomenti e incapacità di riconoscere le ragioni di una lunga sequenza di sconfitte del centrosinistra unito». Il capogruppo milanese del Pd Filippo Barberis contesta «pacatamente» che «la scelta di Leu è pessima e fa ancora più rabbia dopo che Maroni ha mollato rendendo la partita più aperta». Meno pacato il presidente del Municipio 8 Fabio Galesi: «Hanno scaldato le poltrone della Regione per anni senza stare sui territori».

E la deputata Pd Lia Quartapelle ricorda che Rosati da consigliere «ha condiviso per ben 51 mesi su 57 le proposte del Pd» (prima di passare a Leu) e la formazione «è nata solo per far perdere il centrosinistra e far prevalere destini personali rispetto all'obiettivo comune».

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