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Così l'Occidente ha tradito i suoi fratelli cristiani

Esce domani il libro Fratelli traditi di Gian Micalessin sulla persecuzione dei cristiani in Siria

Così l'Occidente ha tradito i suoi fratelli cristiani

Quando intervistai monsignor Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico di Hassaké-Nisibi, e gli chiesi che cosa avremmo potuto fare noi occidentali per aiutare i cristiani in Siria, lui mi rispose: "Non prendete per oro colato tutto ciò che i governi occidentali vi dicono. Sono bugiardi e contro i cristiani e i siriani. Hanno i loro interessi e non hanno in mente né gli uomini né i cristiani. (...) Abbiate un po’ di cuore per questa nazione".

L'arcivescovo aveva (ed ha) ragione. Troppo spesso il conflitto siriano è stato raccontato in maniera distorta. Troppo spesso i fatti sono stati piegati agli interessi politici di un Paese o dell'altro. Troppo spesso si è giocato sulla pelle dei morti.

Ma a sette anni dall'inizio delle rivolte, sfociate poi nella guerra, il libro Fratelli traditi (Cairo, 16 euro) di Gian Micalessin, in libreria da domani, aiuta a fare chiarezza.

Più che un saggio, quello del giornalista triestino, è un lungo reportage che accompagna il lettore per le vie di Damasco, per le alture di Mal'ula, fino ad arrivare ad Aleppo.

Un viaggio in cui si incontrano volti e storie di chi, questa guerra, l'ha vissuta sulla propria pelle e magari ha anche perso un parente o un amico. Con loro non si può mentire. È il caso di Caterina, l'ultima italiana di Aleppo, che non appena sente parlare di ribelli moderati, salta in piedi e, dopo averli definiti terroristi, dice: "Secondo te come dovrei chiamare chi rapisce uomini, donne e bambini per denaro, chi spara sui civili, chi ogni giorno attacca i nostri quartieri e minaccia le nostre vite? Secondo te devo chiamarli amici? Devo amarli? Qui ad Aleppo non li vuole nessuno. Tu e i tuoi amici giornalisti siete patetici. Pensate veramente che l'Arabia Saudita, il Qatar, e tutti quelli che pagano questi assassini vogliano portare la libertà in Siria? E soprattutto quale libertà? Quella delle donne che non possono neppure uscire di casa, neppure guidare? Guarda come viviamo qui. E dimmi dov'è questa terribile dittatura? I vostri amici, gli amici dell'Europa, vanno in giro a sgozzare la gente in nome di Dio e trattano le donne come schiave. Be' se questi sono quelli che devono portarmi la libertà io quella libertà non la voglio. Anzi ci sputo sopra! Hai capito giornalista? Ci sputo sopra".

Robert Fisk, uno dei più grandi reporter di guerra viventi, scrive nel suo Il martirio di una nazione: "Immagino che il giornalismo sia questo, o almeno dovrebbe essere questo: osservare ed essere testimoni della Storia e poi, malgrado i pericoli, i limiti e le nostre umane imperfezioni, riportarla il più onestamente possibile". E Fratelli traditi incarna questo tipo di giornalismo, fatto in prima linea, là dove le cose accadono. Un giornalismo onesto, nonostante i pericoli.

Che finalmente fa un po' di giustizia non solo ai cristiani, ma anche a tutto il popolo siriano.

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