Cronaca locale

"Io diva del pianoforte? Devo tutto a papà e alle note di Disney"

A soli 24 anni è la concertista italiana più richiesta al mondo: «Bello tornare a Milano»

"Io diva del pianoforte? Devo tutto a papà e alle note di Disney"

A soli 24 anni è la pianista italiana più richiesta a livello internazionale. Enfant prodige, a due anni «duettava» alla tastiera con papà. «Suonavo le melodie di Disney e a lui toccava l'accompagnamento», racconta. Eccola, due decenni dopo, ritornare come concertista di grido a Milano, domani sera al Conservatorio per la Società dei Concerti.

La super-pianista che torna sul «luogo del delitto», dove tutto è cominciato...

«Nel 2011 sono partita da qui. C'è un'emozione particolare ritornare, perché è stato uno dei primi debutti importanti. Sono molto contenta per questo concerto».

Un programma affascinante: «Blumenstuck op.19» e «Studi sinfonici op.13» di Schumann, «Miroirs» di Ravel e «L'uccello di Fuoco da Stravinskij» secondo l'italiano Guido Agosti. Perché queste scelte?

«Il programma è incentrato sulla figura del pianoforte come strumento sinfonico. Gli studi di Schumann hanno un taglio orchestrale. Poi la musica di Ravel, scritta per pianoforte e in alcuni suoi brani orchestrata da Ravel stesso; di Stravinskij un balletto pensato per orchestra in seguito trascritto da Agosti, un lavoro riuscitissimo. In questo senso è più frequentato il balletto russo Petruska».

Robert Schumann, uno dei suoi «preferiti», il genio del pianismo e della rivoluzione armonica...

«Penso al confronto tra gli Studi sinfonici e Blumenstuck, il brano dei fiori. Il primo rappresenta la parte più entusiasta, affermativa della poetica di Schumann. Mentre il secondo è un brano molto più riservato, più meditativo, un po' ispirato alla composizione liederistica».

Che rapporto ha con Milano, il «suo» pubblico? Che ricordi della serata in Scala col concerto di Carlo Boccadoro?

«Amo Milano e mi fa piacere ritornare perché è una città molto viva culturalmente. Credo che si sia instaurato un bel rapporto con il pubblico milanese, molto attento, straordinario. Riguardo alla Scala, quella serata è stata una grande sfida. Una bellissima esperienza. Era la prima volta che facevo una première di un brano contemporaneo di tale portata, e al Piermarini e con il Maestro Chailly».

Lei è la pianista italiana più richiesta nel mondo. Qual è il suo segreto, quante ore studia al giorno?

«Sono sempre stata animata da grande passione e disciplina. Studio quattro, cinque ore al giorno, non di più. Ma quando studio il mio orecchio e la mia concentrazione sono per lo strumento. È importantissima pure la qualità del tempo trascorso al piano».

L'agenda 2018 è già piena di recital importanti: qual è la sfida più attesa?

«Sono molto ansiosa di vedere il Concertgebouw di Amsterdam, è un appuntamento che già ora guardo con emozione. Ci sono altri debutti importanti, tra i quali le date a Parigi, Lisbona e Toronto».

Bilancio 2017: c'è stata la sua incisione elogiata dal «New York Time», che ha considerato le sue «Goldberg» di Bach come uno dei 25 migliori dischi dell'anno...

«È stato un anno di ottimi risultati ma anche di grande lavoro accompagnato da una notevole crescita. Perché portare sulla scena un'opera musicale come le Goldberg è una grandissima responsabilità».

Lei non perde occasione per cercare di attrarre i giovani verso la musica classica, lo fa attraverso i social: pensa che non ci sia abbastanza informazione per loro?

«C'è sicuramente una grande mancanza di informazione e formazione verso la classica. Grande carenza nel mondo della scuola.

Io cerco di far conoscere la musica ai giovani facendo loro vedere cosa accade anche dietro le quinte».

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