Cronache

Droga alla stazione di Frosinone: così i migranti gestiscono lo spaccio

Alla stazione di Frosinone il commercio di stupefacenti è gestito da un gruppo di richiedenti asilo. Ci siamo finti clienti e nel giro di pochi minuti siamo riusciti ad acquistare tranquillamente dell'hashish

Droga alla stazione di Frosinone: così i migranti gestiscono lo spaccio

"Cosa vi serve ragazzi? Fumo o erba?". Appena mettiamo piede nei giardini del piazzale della stazione ferroviaria di Frosinone, un ragazzo marocchino ci viene subito incontro. Basta uno sguardo a fargli capire che siamo interessati a comprare la sua merce. Del resto sa che nessuno che non sia un cliente si avvicinerebbe mai alla sua panchina. A pochi metri di distanza una manciata di bambini, accompagnati dalle rispettive mamme, si diverte nell’area giochi del parco. Sottovoce l’uomo ci consiglia di prendere l’erba. Sarà perché lui ha solo quella. Sarà perché, ci assicura, “l’hashish che vendono i ragazzi è mischiato con altra roba e quindi non ti fa nessun effetto”.

I “ragazzi” a cui si riferisce sono alcuni richiedenti asilo che hanno trovato ospitalità nei centri di accoglienza della zona. Da settimane sono nel mirino degli investigatori dopo che lo scorso 5 gennaio in un centro profughi della città sono stati rinvenuti alcuni involucri contenenti canapa indiana. Non solo. Altra droga è stata sequestrata in una struttura adibita all’accoglienza a Cassino, dove il giorno dell’Epifania anche un diciannovenne senegalese è finito in manette dopo essere stato fermato con 230 grammi di hashish e marijuana nascosti nello zaino. Il centro nevralgico del business, però, resta il capoluogo ciociaro. È qui che i rifugiati convergono a bordo degli autobus provenienti dai comuni limitrofi.

La droga la nascondono nelle siepi. È qui che l’hanno scovata i cani poliziotto, meritandosi una menzione d’onore nelle cronache dei quotidiani locali. Per il resto, tutto funziona secondo le regole classiche dello spaccio di stupefacenti. Nel parco davanti allo scalo ferroviario il via vai è continuo. A gestirlo è un gruppetto di migranti che siede comodamente su una panchina. Quando ci avviciniamo è uno solo di loro a parlare. Gli altri si limitano a squadrarci con l’aria da rapper americani. Il loro ghetto è compreso tra un’aiuola e una fontana con le scritte in arabo impresse con la bomboletta spray. Ma qui sembra comunque il Bronx. “Siediti, siediti, stai attento, non stare in piedi, siediti”, intima nervosamente il ragazzo africano. Si fa così per non destare sospetti.

Una volta seduti sul muretto ci elenca i prezzi della mercanzia. La cocaina costa cinquanta euro, la marijuana dieci euro al grammo. Decidiamo di comprare dieci euro di hashish. “Tira fuori i soldi”, ci dice a bassa voce rimanendo seduto sulla panchina. Poi si alza e con naturalezza afferra la banconota mentre si allontana per raggiungere il suo fornitore che a sua volta sparisce per attingere al magazzino. Una vedetta gli copre le spalle. Dopo pochi minuti il ragazzo ritorna e ci schiaffa la bustina nel palmo della mano con un gesto repentino (guarda il video). Una volta concluso l'affare, ci allontaniamo insieme. “Da dove venite?”, ci chiede affabile. “Da un paese qui vicino”, rispondiamo. “Io vivo qui a Frosinone, in via Aldo Moro". Il ragazzo che ci ha appena venduto dieci euro di hashish ci confessa di essere ospite di un centro di accoglienza.

"Le amministrazioni locali fanno quello che possono segnalando queste problematiche alle autorità competenti ma è necessario che il processo di integrazione sia gestito in primo luogo dalle cooperative in modo lecito ed efficace: molte di queste, infatti, pur ricevendo quotidianamente finanziamenti pubblici non svolgono con coscienza la loro missione", attacca il sindaco del capoluogo ciociaro, Nicola Ottaviani, messo al corrente della situazione. In effetti, i profitti che derivano dall'accoglienza fanno sorridere molti. Ma le mamme con i passeggini al seguito sorridono sempre meno. Finiscono per cambiare aria oppure scelgono di muoversi solo in orari di punta.

"Abbiamo rappresentato in numerose occasioni la gravità di quanto avviene all'esterno della stazione ferroviaria, ed ora credo che il livello di sopportazione della cittadinanza stia oltrepassando abbondamente il limite", nota il primo cittadino, "se questi ragazzi vengono lasciati in giro alla mercè di loro stessi o degli altri non possono formarsi o integrarsi e, anzi, può capitare che siano indotti a commettere dei reati". Quando l’integrazione è impossibile, la microcriminalità diventa un facile rifugio per impegnare il tempo e guadagnare qualcosa. Certo, che questi ragazzi siano finiti nel mare magnum dei pesci più grossi è un'ipotesi da tenere in seria considerazione.

Ma, secondo il sindaco, anche chi fa accoglienza soltanto in “ore pasti”, omettendo controllo e formazione, non svolge l’attività per cui è pagato dall’intera collettività.

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