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Bergoglio ancora con l'imam: la lettera su Gerusalemme

Bergoglio ha scritto una lettera al grande Imam di Al-Azhar. L'oggetto della missiva è la soluzione per Gerusalemme: saluti cordiali e benedizioni

Bergoglio ancora con l'imam: la lettera su Gerusalemme

Papa Bergoglio ha scritto una lettera al grande Imam di Al Azhar, Ahmad Al-Tayyib. L'Imam sunnita, che ricopre la più importante e prestigiosa carica religiosa d'Egitto, ha già incontrato Bergoglio nell'aprile del 2017. In quella occasione uno storico abbraccio in Vaticano aveva evidenziato l'esistenza di una visione condivisa: le religioni devono essere unite contro terrorismo e violenza. In questa circostanza, invece, l'opportunità per ribadire la vicinanza tra i due religiosi è l'organizzazione della Conferenza internazionale di Al Azhar a sostegno di Gerusalemme. "La ringrazio per il Suo cortese invito - ha scritto Papa Francesco nella missiva - così come per le gentili espressioni di stima che ha voluto esprimere nei miei riguardi, e che cordialmente ricambio". E ancora: "Come Ella ha rilevato, in quel giorno sarò impegnato in un Viaggio apostolico, ma fin d’ora assicuro che non mancherò di continuare a invocare Dio per la causa della pace, di una pace vera, reale. In particolare, elevo accorate preghiere affinché i responsabili delle Nazioni, le Autorità civili e religiose ovunque si impegnino a scongiurare nuove spirali di tensione e a sostenere ogni sforzo per far prevalere la concordia, la giustizia e la sicurezza per le popolazioni di quella Terra benedetta che tanto ho a cuore", ha sottolineato il pontefice, che non potrà quindi recarsi all'appuntamento in questione.

Francesco ritiene indispensabile la riapertura del dialogo tra il popolo israeliano e quello palestinese. Nella lettera citata il papa argentino ribadisce la soluzione auspicata dalla Santa Sede per la crisi scoppiata successivamente al riconoscimento unilaterale di Gerusalemme come capitale d'Israele ad opera di Donald Trump:"...una soluzione negoziata, finalizzata alla pacifica coesistenza di due Stati all’interno dei confini tra loro concordati e internazionalmente riconosciuti - ha scritto Bergoglio - nel pieno rispetto della natura peculiare di Gerusalemme, il cui significato va oltre ogni considerazione circa le questioni territoriali". Due popoli e due stati, insomma, riconoscendo a Gerusalemme la qualità giuridica di città a statuto speciale. "È questa la sola aspirazione di chi si professa autenticamente credente e non si stanca di implorare con la preghiera un avvenire di fraternità per tutti - ha continuato Francesco -. E ancora: "Con questi sentimenti mi è gradito rinnovarLe il mio cordiale saluto, invocando dall’Altissimo ogni benedizione per la Sua persona e per l’alta responsabilità che ricopre", ha concluso.

Critiche all'iniziativa del pontefice, poi, sono arrivate da Giulio Meotti de Il Foglio, che in un post su Facebook ha scritto:"La vergogna non ha fine. Mahmoud Abbas ha appena detto che i palestinesi sono a Gerusalemme da prima degli ebrei e che la decisione americana porta alla "guerra". Abbas lo ha detto alla conferenza su Gerusalemme organizzata da Al Azhar". Il giornalista, ancora, ha specificato le ragioni della sua disamina: "E Papa Francesco che fa? Ha sentito la necessità di scrivere una lettera al Grande Imam di Al Azhar. Ora. Il mondo islamico organizza una conferenza dai farneticanti toni belligeranti, antisemiti e negazionisti su Gerusalemme, negando agli ebrei il loro posto nella storia, attaccando il "sionismo globale" e sostenendo l'Intifada palestinese. E il Papa sente l'urgenza di una parola di "riconciliazione" all'Imam. Quando anche una parolina contro il diluvio di menzogne e odio contro Israele e il popolo ebraico? Magari l'Imam e Abbas, i grandi bugiardi pomposi, potrebbero rimanere sorpresi", ha scritto Meotti. L'Imam di Al Azhar aveva in qualche modo "rotto" i rapporti con Benedetto XVI dopo che, pochi giorni dopo un attentato ai danni dei copti di Alessandria, nel 2011, il papa tedesco

html" data-ga4-click-event-target="internal">aveva parlato di "difficoltà" e "minacce" per i cristiani egiziani.

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