Cronaca locale

Ciò che resta dopo la morte In scena otto "testamenti"

Rimini Protokoll inventa un percorso per 50 spettatori Sul palco audio, video e oggetti di persone scomparse

Ciò che resta dopo la morte In scena otto "testamenti"

Per Gino Paoli una stanza poteva contenere il cielo, per i Rimini Protokol (collettivo artistico-teatrale con base a Berlino, guidato da Stefan Kaegi, regista, e Dominic Huber, scenografo) in una stanza ci sta il lascito di una vita intera. Possiamo scoprirlo al Piccolo fino a domenica, dove è in scena il curioso spettacolo-installazione Nachlass. Pièces sans personnes, che consiste nell'invitare lo spettatore a curiosare in otto stanze, ognuna delle quali contiene l'eredità di persone reali. Non soldi o tesori, ma il lascito che quelle persone, una volta morte, affidano ai viventi. Le stanze rappresentano, con voci registrate e oggetti, il significato di una vita. L'avventura umana a termine può essere minuscola o importante, ma è sempre unica, da rileggere come insegnamento o monito per ricordarci la nostra finitezza. Il tema della morte, tra questi ristretti e domestici mausolei, è centrale, come lo era nel Beckett di L'ultimo nastro di Krapp. Lo spettatore può crearsi il proprio percorso, scegliere alcune stanze ed evitarne altre. La visita a ogni ambiente dura 8 minuti, il percorso totale arriva a 90. Nell'installazione ellittica sulla quale si affacciano le stanze, possono entrare 50 persone alla volta. Lo spettacolo non ha attori, ma testimonianze, camere del tempo per raccontare vite in corso o finite. Come la vita di Nadine Gross, malata di sclerosi multipla, vissuta a Marsiglia dal 1947 al 18 agosto del 2015, quando si recò a Basilea per darsi la buona morte. O come quella dell'orologiaia Jeanne, morta nel 2016 a oltre 90 anni, che ricorda: «le foto sono come i corpi dei morti, ne siamo spaventati, ma poi la foto è sempre bella». C'è la stanza di due anziani coniugi di Stoccarda, 62 anni insieme, anche durante il periodo buio della guerra: consigliano di non credere mai alle ideologie. C'è il turco, che vive a Zurigo da 54 anni, ma si prepara la bara e aspetta quieto il momento della morte per tornare, e non fuggirne mai più, nella sua Istanbul. C'è un giovane grafico di Ginevra colpito dal cancro che si rivolge alla figlia: «Forse non ti vedrò crescere, ma vorrei che tu conservassi di me un bellissimo ricordo, di qualcuno vivo» e lo vediamo in video mentre pesca, sereno. C'è l'ingegnere e base jumper di Zurigo, che ha organizzato nei minimi particolari il proprio funerale, apice di una vita.

Storie comuni, pur sembrando eccezionali, che toccano le emozioni degli spettatori: la vita è questa, affidare un'eredità, un senso («anche se questa vita un senso non ce l'ha», canterebbe Vasco Rossi), alle persone che amiamo. Lo spettacolo è un'esperienza teatrale insolita, che sconcerta. Cosa metteremmo, noi, in una nostra ipotetica stanza per i posteri? Difficile non chiederselo, mentre si esplorano le stanze allestite da Rimini Protokol.

Lo spettacolo è in inglese, francese e tedesco, con sovratitoli in italiano e inglese.

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