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D'Alema: sarà governo del presidente. E ridimensiona le aperture di Grasso

L'ex premier contro il leader dem: Berlusconi più credibile di Matteo

D'Alema: sarà governo del presidente. E ridimensiona le aperture di Grasso

Roma - I detrattori hanno gioco facile a canzonarlo. Eccolo lì, il lider Maximo, pronto a sottoscrivere l'inciucio di lotta e di governo. In un'intervista al Corriere della Sera D'Alema mette le mani avanti. Non dà pronostici sulle quote elettorali di Liberi e Uguali il prossimo 4 marzo. Non esita però a dire che il 5 marzo sarà indispensabile un «governo del presidente». Sostenuto, questo, da «una convergenza di partiti diversi attorno a obiettivi molto limitati. E noi - aggiunge - che siamo una forza radicata nei valori democratici della Costituzione, della solidarietà e dell'uguaglianza daremo il nostro contributo». Ovvio che l'intervistatore ha voglia soprattutto di sentirlo parlare di Renzi. E D'Alema rispolvera i suoi più abusati refrain: «Per far perdere Renzi non era necessario fare un partito; bastava lasciarlo fare da solo». E in un altro passaggio arriva a esaltare il leader di Forza Italia confrontandolo con il segretario del Pd: «Dicono le stesse cose, ma Berlusconi è più credibile». D'Alema continua a ripetere che questa legge elettorale è sbagliata e controproducente (soprattutto per il Pd) e che non aiuterà a trovare un modo semplice per governare il Paese dopo il voto. E individua una strategia comune a Forza Italia e Pd nel demonizzare l'avversario da battere: ovvero i Cinque Stelle. «Io non li demonizzo - precisa - ma non li ritengo in grado di governare». Smentendo così le aperture di Pietro Grasso. Insomma tutto nel Pd, dal referendum alla legge elettorale, è per D'Alema un gioco a farsi del male. E arriva al punto di dire che, numeri alla mano, non ci sarà nemmeno la possibilità di un governo delle larghe intese. A meno che non ci siano anche i parlamentari di Liberi e Uguali a farne parte. Perché, ribadisce, il senso di responsabilità e l'attenzione per le istituzioni, sono parte fondante di LeU.

L'intervista, c'era da aspettarselo, è stata subito facile preda dei renziani. Roberto Giachetti esprime pubblicamente solidarietà a Grasso, sconfessato dalle parole di D'Alema. Matteo Orfini, da parte sua, ricorda: «Ma Grasso non era contrario alle larghe intese?» Fino al ministro Maurizio Martina che interpellato da Rtl commenta: «D'Alema dice a noi Non facciamoci del male? Senti chi parla!» Fino al peggiore degli scenari possibili, almeno secondo il metro politico di oggi. «D'Alema - commenta il senatore Pd Andrea Marcucci - per il prossimo governo ha in mente una sorta di Monti bis, con tanti saluti all'incompatibilità con la destra». Anche dentro la nuova formazione di sinistra, però, le parole di D'Alema non riscaldano molti cuori. «Sono contrario da sempre alle larghe intese - spiega Pippo Civati -. A parte le mie idee, però, non c'è stata occasione in LeU di discutere di quanto detto da D'Alema.

Sarebbe meglio preoccuparsi del 4 marzo, non di cosa fare il 5».

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