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Al Sisi si ricandida e in Egitto nessuno è stupito

Il presidente vuole essere rieletto, ma un passo indietro non è mai stato nei piani

Al Sisi si ricandida e in Egitto nessuno è stupito

L'annuncio ufficiale è arrivato nella tarda serata di venerdì, ma già prima che Abdel Fattah al-Sisi confermasse le sue intenzioni nessuno in Egitto aveva dubbi sul fatto che si sarebbe presentato per le prossime elezioni.

Il presidente venuto dalle fila dell'esercito, come la maggior parte dei suoi predecessori, è comparso ieri in televisione per proporsi come candidato in un'elezione che, ben prima di entrare nel vivo, già si è attirata critiche. Tutto sarà, il voto in Egitto, ma non una competizione leale.

Arrivato al potere nel 2013, dopo avere deposto Mohamed Morsi, il presidente espressione della Fratellanza musulmana in Egitto, Al Sisi aveva vinto le presidenziali del 2014, in un'occasione segnata da una forte astensione e repressione del dissenso, in cui l'ex capo delle forze armate aveva portato a casa la stragrande maggioranza delle preferenze. Ora cerca un secondo mandato a marzo 2018, e nulla sembra far pensare che non lo otterrà.

"Le prossime elezioni saranno libere e trasparenti", ha detto alla televisione Al Sisi. Ma intanto il suo principale sfidante, l'ex generale e politico Ahmed Shafik, ha fatto un passo indietro in circostanze ancora da chiarire, con uno dei suoi avvocati che sostiene un'indagine per corruzione fosse pronta per farlo fuori. Anche Anwar Sadat, nipote del terzo presidente egiziano, ucciso nel 1981, ha rinunciato, sostenendo che non ci sia il clima adatto a "una onesta competizione".

L'unico candidato pronto a sfidare Sisi è l'avvocato di sinistra Khaled Ali, su cui grava però un'accusa per "indecenza pubblica" per un gestaccio fatto fuori da un tribunale del Cairo dopo avere vinto una causa contro il governo.

Anche lui rischia di non arrivare a marzo con le carte in regola.

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