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I record dell'economia ma il consenso è in calo

Il taglio delle tasse fa volare anche la Borsa Eppure Donald paga la campagna dei media

I record dell'economia ma il consenso è in calo

New York È stato un anno ad alta tensione quello vissuto da Donald Trump nei suoi primi 365 giorni da presidente degli Stati Uniti. Colpi di scena, cambi di fronte, promesse mantenute e impegni violati, tra l'ostruzionismo dei suoi tanti detrattori e le bufere causate da toni sui generis per un inquilino della Casa Bianca.

TRUMPCARE

La prima crociata portata avanti dal tycoon per rispettare la promessa agli elettori è stata quella per cancellare e sostituire l'Obamacare, che rischia di diventare la sua grande incompiuta. Tuttora non ci sono i numeri per far passare la riforma sanitaria dei repubblicani. Dopo mesi di tentativi, a fine luglio il Senato affossa il progetto, ma in ottobre Trump firma un ordine esecutivo per aggirare l'Obamacare, spiegando che riguarderà milioni di persone e aumenterà competizione, opzioni e accesso, diminuendo i costi.

ECONOMIA

La riforma fiscale è sicuramente il più grande successo messo a segno da Trump nei primi 12 mesi. Un piano da 1.500 miliardi di dollari in 10 anni che prevede tagli per le aziende, le cui imposte passano dal 35% al 21%. Mentre per gli individui l'aliquota massima scende dal 39,6% al 37%. Ma non solo, brinda anche la Borsa americana, nonostante le previsioni funeste dei detrattori. Da quando The Donald è alla Casa Bianca lo S&P 500 è salito del 23%, la migliore perfomance dell'indice durante un primo anno di presidenza repubblicana. E il Dow Jones è cresciuto del 25%. Anche il Pil è tornato a salire oltre il 3% e il tasso di disoccupazione è sceso a fine 2017 al 4,1%, ai minimi da 17 anni. La prossima tappa per consolidare l'alleanza Casa Bianca-Wall Street sarà il varo di investimenti infrastrutturali da mille miliardi, appuntamento che Trump non può mancare nel 2018.

IMMIGRAZIONE

Protezione delle frontiere e muro con il Messico sono state il mantra del Commander in Chief. A partire del decreto esecutivo sul Travel Ban, per sospendere temporaneamente l'ingresso nel Paese dei cittadini di alcuni Stati a maggioranza islamica, sopravvissuto solo dopo una lunga battaglia legale. Mentre sul famigerato muro, nei giorni scorsi il presidente ha assicurato che la sua idea «non è mai cambiata», smentendo così il capo di gabinetto John Kelly, il quale aveva sostenuto che alcune delle sue promesse elettorali sull'immigrazione erano «non informate» adeguatamente. L'ultimo scivolone riguarda la presunta frase sui «cessi di Paesi» nei confronti degli Stati di origine degli immigrati, che da giorni lo tormenta (ma lui ha più volte negato).

GRADIMENTO

Il presidente chiude il suo primo anno a Pennsylvania Avenue con il più basso tasso medio di approvazione di qualsiasi presidente, il 39%. Percentuale che potrebbe complicare la situazione per i repubblicani nelle elezioni di Midterm. Scende anche la fiducia globale nella leadership Usa, crollata dal 48% dell'epoca Obama al 30%, poco sopra la Russia (al 27%), ma dietro la Cina, al 31%.

RUSSIAGATE

Turba i sonni del presidente dall'insediamento con continui colpi di scena e rimane l'unica vera minaccia. Il procuratore speciale Robert Mueller sta stringendo il cerchio sui suoi familiari e sul suo inner circle: il prossimo interrogato sarà l'ex stratega Steve Bannon, prima silurato e poi ripudiato da Trump dopo le rivelazioni bomba sul libro Fire and Fury.

FAKE NEWS

La guerra contro le fake news è culminata nel premio promosso dal tycoon ai media più bugiardi, un Pulitzer al contrario, tra cui ha incluso New York Times, Washington Post, Newsweek, Time, Abc e Cnn.

GERUSALEMME

La principale Trumpata in politica estera è senza dubbio il blitz sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele e il trasferimento dell'ambasciata da Tel Aviv. La mossa ha rimesso in discussione gli equilibri e stabilito un nuovo assetto di alleanze, e vede gli Usa rilanciare l'amicizia con Israele e avventurarsi in un rinato sodalizio con l'Arabia Saudita, fino a qualche tempo fa sostenitrice dei gruppi ribelli estremisti in Siria. La manovra è stata contestata dagli alleati europei, portando a un isolamento quasi totale di Washington in seno alle Nazioni Unite.

NORD COREA

I duelli verbali con il dittatore Kim Jong Un sono protagonisti della politica estera di Trump sin dal suo insediamento, con duri scambi di accuse e insulti. La narrativa ricorda quando il giovane leader ha chiamato il presidente Usa «un folle rimbambito». Oppure quando, durante l'ultima Assemblea Generale dell'Onu, The Donald ha definito il dittatore di Pyongyang un «rocket man (uomo missile) in missione suicida».

Nel 2017 Pyongyang ha condotto 15 test nucleari e balistici, il primo dell'era Trump il 12 febbraio.

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