Elezioni Politiche 2018

Di Maio si piega a Grillo: le alleanze saranno vietate

Il candidato premier conferma che «i panda non mangiano carne» e nega fratture con il comico

Di Maio si piega a Grillo: le alleanze saranno vietate

L o slogan del momento, in casa Cinque Stelle, l'ha coniato il senatore Nicola Morra «Al minimo dubbio, nessun dubbio». È soltanto l'eco di quanto già detto e declinato in tutte le sale dal guru genovese del movimento. Grillo ha preso in prestito la dieta elitaria del panda per dire no a ogni possibile inciucio. Poi, scorrendo la rassegna stampa e vedendo che tutti giornali hanno indugiato a sottolineare la differenza di posizione col giovane capo politico, ha convinto Luigi Di Maio a pubblicare a doppia firma un comunicato in cui si ribadisce che loro due vanno d'amore e d'accordo.

«Più innaturale di un panda che mangia carne - è l'incipit del comunicato - ci sono i giornali che dicono la verità. Oggi si sono inventati una frattura tra noi due che non c'è e non c'è mai stata. Comprendiamo che per i giornalisti italiani sia difficile pensare che tra noi due, in tanti anni, non ci siano mai stati attriti o discussioni, quindi se vogliono ogni tanto fingeremo di non sopportarci a vicenda. Insceneremo un litigio e gli manderemo il video».

Poi Grillo torna a ripetere che anche l'idea di chiedere a terzi di votare su aspetti precisi del programma per consentire la formazione di un esecutivo di minoranza dei Cinque Stelle, «non sta in piedi». Eppure sono tante le voci che temono lo stallo politico del dopo 4 marzo. I fedelissimi, come il già citato senatore Morra, mostrano la linea. Le voci, però, non si smorzano. A iniziare dallo stesso Di Maio che non esclude un «governo del Presidente» senza poltrone per nessuno, ma con poche e necessarie cose da fare prima di mettere mano a una eventuale costituente.

Incontrando gli imprenditori marchigiani a Civitanova, Di Maio ha anticipato alcuni dei temi economici e di politica internazionale che i grillini sciorineranno nelle prossime settimane. «Va rivista la Direttiva Bolkenstein, per esempio» - ha detto, rispondendo a un gruppo di imprenditori del litorale marchigiano preoccupati per la tenuta occupazionale nel momento in cui la Direttiva dovesse prendere corpo. Di Maio prova anche ad assumere pose di statista di ferro. «I Paesi dell'est europeo che non si facessero carico delle rispettive quote di immigrati devono perdere i finanziamenti Ue». Quindi ha ritirato fuori anche lui, come tutti negli ultimi vent'anni, la semplificazione amministrativa, sempre sognata e mai realizzata da nessuno. E poi, visto che si trovava a parlare a una platea di imprenditori locali, ha tirato in ballo proprio a Silvio Berlusconi. «Viene a dirmi che la nostra politica danneggia le imprese? Da che pulpito!» «La sua più grande colpa - spiega - è stata tradire la rivoluzione liberale».

Intanto oggi a Pescara, al terzo e ultimo giorno del cosiddetto meeting della piattaforma Rousseau, dove sono riuniti non soltanto gli aspiranti onorevoli grillini ma anche una nutrita squadra di esperti parlamentari, lo stesso Di Maio renderà pubblica la lunga lista degli aspiranti onorevoli e senatori.

Nel primo pomeriggio, nel corso di una conferenza stampa, verranno resi appunto pubblici i risultati non solo delle parlamentarie telematiche ma anche della cosiddetta «scrematura» manuale imposta proprio dal nuovo statuto, nato in questo senso per eliminare storture e difetti delle regole del passato.

Commenti