Elezioni Regionali 2018

E per il Lazio adesso spunta la carta Parisi Vertice ad Arcore per "trovare la quadra"

Il leader di Energie per l'Italia si dice disposto a correre per la Regione

E per il  Lazio adesso spunta la carta Parisi Vertice ad Arcore per "trovare la quadra"

Roma Una carica d'Energia per uscire dallo stallo nel Lazio. Dal mazzo di una complicatissima partita per le candidature alle Regionali, ecco venir fuori il jolly, messo sul tavolo da Ignazio La Russa nelle vesti di mediatore e in prima istanza «benedetto» anche dall'azzurro Antonio Tajani e dal leader leghista Matteo Salvini. Così Stefano Parisi, da aspirante sindaco di Milano battuto per un pelo da Sala, è diventato ieri il più probabile candidato governatore nel Lazio contro il superfavorito Zingaretti. A tarda sera, dopo una lunga riunione ad Arcore, mancava soltanto l'imprimatur di Berlusconi.

Anche il leader di Epi, pronto a presentare le sue liste in solitaria dopo l'esclusione dalla coalizione di centrodestra, ieri aveva riunito d'urgenza i vertici della sua formazione con all'ordine del giorno proprio la definizione delle candidature alle Politiche. Mossa di sicuro tattica, considerato che la richiesta di correre nella propria regione d'origine aveva un indubbio valore simbolico, oltre che consentire a Parisi di rientrare in gioco comunque vadano le cose (si parla di un dicastero, nel caso non ce la facesse a spuntarla). E presentava, infine, anche il pregio di sbloccare una situazione incancrenita.

Al centro del domino laziale resta sempre la scelta frettolosa del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che si è autocandidato a bocce ferme. Indubitabile l'ottimo tempismo, ma ora la situazione sembra quasi sfuggita di mano sia alla formazione di Fratelli d'Italia (che non aveva visto di cattivo occhio la discesa in campo di Pirozzi), né al leghista Salvini (che l'aveva direttamente sponsorizzata). Svaniti i primi tentativi di correre ai ripari, si era pensato alla candidatura del forzista Maurizio Gasparri. Che, dopo un po' di pretattica, s'era detto disponibile ad accettare. Eppure i rapporti non proprio tornati idilliaci tra Giorgia Meloni e l'ex colonnello di An avevano fatto di nuovo virare la girandola verso una soluzione diversa e più aderente, forse, al peso geografico delle componenti del centrodestra. Per cui ecco venir fuori un leader storico della destra sociale romana, Fabio Rampelli, nome direttamente speso dalla Meloni e accettato dagli azzurri di Forza Italia, pare più interessati ad affermare il loro candidato nel Friuli-Venezia Giulia, Riccardo Riccardi. Con il passare delle ore, veniva però meno la possibilità di un accordo e se Fdi rispolverava il proprio candidato in Friuli, Luca Ciriani, Forza Italia rispondeva chiudendo la porta a Rampelli. Così si arrivava al jolly pescato da La Russa e apprezzato da Tajani.

Nel tardo pomeriggio, Parisi lanciava un doppio segnale. Un «sì» convinto alla candidatura, ma anche la richiesta di cinque collegi protetti per esponenti di Energie per l'Italia (che a questo punto avrebbe rinunciato a presentare le liste e fare concorrenza interna a Forza Italia). Gli entusiasmi si raggelavano, la trattativa tornava in alto mare, alcune voci interne a Forza Italia rimettevano in pista Gasparri. Probabilmente solo per far abbassare la posta.

O, magari, un po' la cresta.

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