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Se lo stregone ha paura del mostro che ha creato

Se lo stregone ha paura del mostro che ha creato

Ha sganciato la bomba atomica e ora tira indietro la mano. Il nuovo blog di Grillo non è solo un nuovo blog ma un terremoto per il Movimento. Il fondatore molla le sue truppe. L'apprendista stregone fugge dal mostro che ha creato in laboratorio prima che si rivolti contro di lui o - più biecamente - per non mettere la faccia su quello che potrebbe essere un disastro.

Il lungo video nel quale l'ex comico motiva il suo passo di lato è un'orazione funebre per i pentastellati. La pietra tombale su un'operazione che dell'attore porta addirittura il nome. Grillo prosegue senza i grillini, i suoi figli che si sono rivelati alquanto problematici. Il capocomico ha finito di recitare la sua parte, ha visto che in platea non ride più nessuno, chiude il sipario e rimette l'incarico al suo autore e impresario: Casaleggio.

Grillo sembra dire: «Belìn, era tutto uno scherzo, ora facciamo finta che non sia successo nulla». Ma, in realtà, caro Grillo, sono successe tante cose. E non si può fare finta che non siano passati questi ultimi dieci anni, che tutto fosse uno spettacolo di cabaret destinato prima o poi a uscire dal cartellone. Certo, da un comico possiamo aspettarci di tutto, compresa l'ipotesi che questa sia la sua estrema buffonata, un bluff, una boutade per oscurare le performance non particolarmente brillanti dei suoi burattini. Se così fosse sarebbe ancora più grave, perché Grillo starebbe giocando, ancora una volta, con le sorti del Paese e con la democrazia.

«Scriviamo il futuro con la matita e la gomma», dice Beppe, probabilmente consapevole dei tanti errori germogliati dalle sue deliranti visioni. Troppo facile dirlo ora. La politica, quando diventa amministrazione, scrive con lo scalpello sul marmo della cosa pubblica. Non gioca con le parole - come Grillo ha fatto sapientemente per una vita -, ma gioca con il destino delle persone. E talvolta il marmo è quello delle lapidi delle vittime della mala gestione. Come è successo in piazza San Carlo a Torino. Non ci sono gomme che possano cancellare lo sfacelo delle amministrazioni pentastellate. Non ci sono gomme che possano sbianchettare quell'odio nei confronti della politica che, come un virus nichilista, si è insinuato nelle carni del Paese. Non ci sono gomme che porteranno via quell'avvelenamento del discorso pubblico che le truppe cammellate dei Cinque Stelle hanno seminato dentro e fuori dal web.

Ma Grillo vola alto, non gliene frega niente delle montagne di immondizia e dei maiali che girano per la Capitale. In altri tempi ci avrebbe ricamato su una delle sue battute irresistibili. Ora tace, preferisce parlare dei massimi sistemi, della decrescita felice (dalla sua villa di Genova), dello scioglimento dei ghiacci, delle città autosufficienti del futuro, della robotizzazione del lavoro. Si butta nell'intelligenza artificiale per sfuggire alla stupidità reale che lo circonda. Ma ormai il danno è fatto e i suoi orfanelli continueranno a portare avanti quelle idee sbilenche che improvvisamente lui smaschera come un'utopia. «Non serve eleggere una nuova classe dirigente, ma erigere un nuovo popolo», ammette ora con un candore disarmante. E allora come mai ci ha riempito - e ci riempirà - il Parlamento di buoni a nulla? Per condurre un esperimento di ingegneria sociale e politica?

«Inizia una fase di liberazione», dice Grillo con evidente soddisfazione. Certo. Lui si è liberato dai grillini. Un bel peso.

Il problema è che li ha mollati a noi.

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