Cultura e Spettacoli

La prosa poetica di Sergio Claudio Perroni trasforma l'amore in un madrigale moderno

Una narrazione carnale e metafisica esplora il più complesso dei sentimenti

La prosa poetica di Sergio Claudio Perroni trasforma l'amore in un madrigale moderno

Non bisogna mai fingere con Sergio Claudio Perroni, perché ti «sgama». Ti svela. Non funzionano i giochi di prestigio. È di quella stirpe di siciliani che coltiva il disincanto per coprire le cicatrici e poi, abituato a rammendare e reinterpretare i romanzi degli altri, riconosce le malizie dei narrastorie. È per questo che vale la pena di ascoltare le sue, di storie. Non trovi scorciatoie. Non si firma Sergio C. Perroni. Non chiama l'applauso. Non ti lascia fughe. Non fai surf. Ti tocca immergerti, come un sub in apnea, nuotare in profondità, senza bombole e respirare solo quando il suo incantesimo te lo concede. È questo il segreto di Entro a volte nel tuo sonno (La nave di Teseo, pagg. 128, euro 12). Qualcuno le chiamerà poesie o parlerà di prosa poetica. Altri si perderanno nei frammenti, perché il loro cervello non sa ricostruire i punti ciechi. Eppure non è così. Sono anni che segui i viaggi, i personaggi e gli accidenti di Perroni. Ti ha portato nel ventre degli achei, nascosto nella pancia del cavallo di Troia, raccontando quello che Omero aveva dimenticato di narrare. Ti ha lasciato in compagnia di un alchimista di parole, e del suo vuoto a perdere. Ti ha lasciato spiare la costruzione di un amore riflesso sui vetri di una finestra e con la voce di Steinbeck ti ha invitato a seguire il furore biblico degli sfiniti in cerca di una terra dove trovare pace. Alla fine e come conseguenza di tutto questo c'è Entro alle volte nel tuo sonno ed è un romanzo d'amore e sopravvivenza. È la risposta carnale e metafisica alla domanda più disperata: che ci faccio qui? La risposta è un'intrusione nei sogni di lei, per lasciare un'orma.

Madrigale Luce sommersa. «A volte il mare fa rumore di te, fa fare all'acqua quel gesto lungo che pare un respiro, che pare un rimpianto, a volte il mare mi ascolta mentre gli parlo di te, mentre gli spiego il tuo sguardo, il tuo sapore, le tue risate, e con la luce fa riflessi che ti descrivono, colori che ti ricordano, forme che ti racchiudono ». Lo spezzi qui, per lasciare al lettore l'attesa.

L'amore ha il passo del madrigale e il suono di un canto alla stesa. È il riflesso di una voce. Poi c'è la vita e quello che vivi, lui e tu e gli sguardi suoi e quelli degli altri. La vita è uno specchio rotto che si sgrana in frammenti di ricordi interrotti e futuri inespressi. La vita è la forma che cerchi di dare alle parole che ti sono rimaste incollate alla pelle e ancora più giù. L'abilità di chi narra è suggeristi le strade, quella di chi legge trovarle. «Siamo roba che cade, gente a pioggia che viene giù da altezze diverse a seconda di quand'è partita, chi da solo e a capofitto, chi in due e tenendosi per mano ». È qui il capolavoro di Claudio Sergio Perroni. È questo spiazzarti alla maniera di Mercuzio e farti credere che parli di niente e invece pagina dopo pagina, spazio bianco dopo spazio bianco, frammento per frammento ti racconta una storia. E quella storia parla di te, di lui, degli altri e la stai vivendo adesso, perché il sogno è confinato nel madrigale e tutto il resto è ciò che ci ostiniamo a chiamare realtà. Entro alle volte nel tuo sonno è un romanzo realista, quotidiano, di cose che accadono, minuziose e puntuali o così essenziali da dare il senso al tempo, questo tempo, questa stagione, questo secolo che fatica a incarnarsi in un volto o almeno in una maschera. Ma che poco alla volta, anno dopo anno, sta purtroppo o per fortuna prendendo forma. Ascoltatelo questo frammento, che non è un madrigale. Odio di massa.

«I postini odiano gli utenti, le commesse odiano i clienti, gli editori odiano gli autori, gli autori i lettori, i concertisti i compositori (che dall'oltretomba li maledicono), gli avvocati odiano i clienti, i camerieri gli avventori, i bancari i correntisti, le hostess i passeggeri, la moglie odia il marito, che ricambia di cuore, gli infermieri odiano i degenti, i medici i pazienti, i politici gli elettori, i confessori (immagino) i penitenti, la luna (senz'altro) i poeti, si odia chi ti dà il pane, chi ha bisogno di te, si odia chi si ostina a non essere te».

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