Cultura e Spettacoli

Che meraviglia quei mostri selvaggi di Sendak

Eleonora Barbieri

C'è un bambino, a Brooklyn, negli anni Trenta, che passa molto tempo in camera sua. Nel suo letto immagina e, quando immagina, perfino quei suoi parenti così strani assumono forme quasi comprensibili. Quel bambino è Maurice Sendak (1928-2012), uno dei più grandi illustratori del XX secolo, quei parenti strambi che a volte lo spaventano sono ebrei polacchi emigrati prima della catastrofe (a differenza dei tanti familiari rimasti in Europa). A 18 anni Sendak decora le vetrine di Fao Schwarz, uno dei leggendari negozi di giocattoli di New York, e nel frattempo non ha mai smesso di immaginare: a dodici anni ha visto Fantasia di Walt Disney e ha capito che quella è la sua strada. Illustra (meravigliosamente) decine e decine di libri, ne scrive una ventina di suoi. Il più famoso è Where the Wild Things Are, che esce nel '63, vince la Caldecott Medal e vende, da allora, oltre diciassette milioni di copie. In Italia, dove ora è riproposto da Adelphi (pagg. 44, euro 18, appena uscito e già in ristampa), il libro è sempre stato tradotto Nel paese dei mostri selvaggi. All'inizio Sendak pensava di intitolarlo Nel paese dei cavalli selvaggi, in realtà; certo le «cose selvagge» a cui allude il titolo inglese sono ancora più evocative, e spaventose, dei mostri.

I mostri sono quegli zii e cugini e personaggi yiddish così grotteschi agli occhi del piccolo Maurice. I mostri che escono dalla matita magica di Sendak adulto spaventano moltissimo. Ai bambini fanno paura tante cose, e Sendak le conosce tutte. In una delle ultime interviste prima di morire, al Guardian ha detto di non aver mai voluto mentire ai bambini. «Tutte quelle stronzate sull'innocenza». Max, il piccolo protagonista, non è affatto innocente. Si traveste da lupo, il terrore delle favole. Fa i capricci, risponde male alla mamma. È maleducato. È diseducato (e qualcuno ha considerato anche i mostri di Sendak diseducativi...). Max finisce in castigo in camera sua, senza cena, ma con tutte le sue paure, quelle oscurità che l'infanzia conosce benissimo. I mostri prendono vita in un paese lontano, di cui Max è re. «Il più selvaggio tra i selvaggi», fra i «terribili occhi», «terribili artigli» di quegli esseracci che vorrebbero mangiarselo. Sendak adorava Mozart, Topolino, Goya, Melville, Emily Dickinson, e sognava di morire come William Blake.

Non tra i mostri ma cantando, felice.

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