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Se c'è una cosa che funziona bene nelle serie televisive è la storia. Sia che si tratti di una biografia di stretta aderenza come quella di Elisabetta II d'Inghilterra in The Crown o che si giochi con la storia remota e i miti nordici come in Vikings. Ora è arrivata anche Britannia (su Sky Atlantic) che porta lo spettatore nel 43 d.C. nella allora selvaggia Inghilterra. Questa estrema propaggine d'Europa era già entrata nelle mire romane ai tempi di Giulio Cesare che vi aveva condotto due spedizioni, non per altro, ma perché molto dello stagno utilizzato sul continente proveniva da lì. Non si rivelò affatto una campagna facile e non ebbe esiti permanenti. Quasi un secolo dopo il tentativo cesariano l'imperatore Claudio decise un nuovo sbarco su quelle coste per sottomettere le tribù celtiche. Si scatenò di nuovo una guerra durissima, un vero scontro di civiltà: da una parte la ferocia potenziata dalla magia dei druidi, dall'altra la determinazione dei soldati romani e la razionalistica organizzazione di un grande impero. La serie tratta abbastanza liberamente questo contesto storico, ma senza stravolgerlo del tutto. Nell'insieme rende bene il clima di una terra di confine dove la strategia romana del divide et impera funzionò meglio del muro di scudi delle legioni. I personaggi, a partire dal sulfureo generale romano Aulo Plauzio (interpretato da David Morrisey) sono resi molto bene.

Chissà se a un certo punto, proseguendo la serie, farà capolino anche la regina Boudicca che dei romani in quell'epoca (pochi anni dopo) fu acerrima nemica.

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