Politica

Scomparsa dalla comunità Trovata a pezzi in due trolley

Pamela, 18 anni, si era allontanata due giorni fa Inutili le ricerche e gli appelli da parte dei familiari

Tiziana Paolocci

Parti di donna, perfettamente lavati, divisi in due trolley. È orrore nelle campagne di Pollenza, in provincia di Macerata, dove ieri un passante ha fatto la macabra scoperta. Ma il giallo sull'identità del cadavere è durato solo poche ore, perché in giornata gli investigatori hanno accertato che quel corpo, tremendamente smembrato, apparteneva a Pamela Mastropietro.

La ragazzina, 18 anni, era scomparsa tre giorni fa dalla comunità di recupero Pars, di Corridonia. Un allontanamento volontario, che aveva fatto tremare la famiglia, gli amici, e il fidanzato, che avevano lanciato appelli sui social, chiedendo alla ragazza di tornare, di farsi sentire. Del caso si era occupato anche il programma Chi l'ha visto?, spiegando che la diciottenne, un metro e 65, occhi e capelli castani, originaria di Roma, stava attraversando un periodo di grande fragilità e poteva aver bisogno di aiuto. E di aiuto, Pamela, aveva realmente bisogno. In questi due giorni di silenzio, in cui di lei non si hanno avuto più notizie, la ragazza ha incontrato il suo assassino.

Aveva portato con sé una grande valigia, rossa e blu. E in due trolley la vittima è stata ritrovata. Il killer l'ha fatta a pezzi e quei pezzi li ha puliti accuratamente, per non far trovare tracce ematiche. A notare quelle due valigie è stato un automobilista, che si trovava a passare nei pressi di via dell'Industria, vicino al cancello di una villetta. L'uomo ha dato l'allarme ai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Macerata, insospettito dal fatto che quei due voluminosi bagagli potessero contenere droga o altra refurtiva e, di certo, non dovevano esser finiti lì per caso. Ma ieri i carabinieri si sono trovati davanti l'inimmaginabile. Inizialmente si è creduto che il cadavere potesse appartenere a una donna sui trentacinque anni. Ma, successivi riscontri, anche medico-legali, hanno permesso ai militari di dare un nome alla vittima. Pamela si era allontanata dalla comunità di recupero di Corridonia senza prendere documenti e senza cellulare. Non era la prima volta che fuggiva da strutture di recupero, senza farsi sentire. Ma questa volta è stato qualcun altro a volere il suo silenzio.

I carabinieri, coordinati dal pm Stefania Ciccoli, ieri hanno ascoltato i parenti e il fidanzato della vittima e scavano nel suo passato, senza escludere però l'ipotesi di un incontro casuale. Sola e disperata la diciottenne potrebbe essersi fidata di qualcuno che si sarebbe offerto di darle una mano, carpendo la sua fiducia, poi l'ha uccisa e nascosta nei trolley per ritardare il rinvenimento del cadavere e avere il tempo di allontanarsi. I militari ieri hanno sentito anche alcune famiglie, che abitano nei pressi del luogo dove è stato trovato il corpo. Qualcuno ha raccontato che martedì sera i cani di una villa lì vicino hanno abbaiato senza sosta dalle 23. Magari proprio mentre Pamela veniva massacrata o, già a pezzi, abbandonata là. A setaccio anche le telecamere di videosorveglianza dell'intera zona, partendo appunto dalla casa di accoglienza e cercando di delineare un raggio sempre più largo. «Spero tanto che non sia lei», ha detto la mamma di Pamela che, appena avvertita dagli investigatori, si è messa in viaggio per Macerata. La donna, che abita a Roma, tre giorni fa aveva denunciato ai carabinieri della stazione San Giovanni l'allontanamento della figlia dalla comunità di Corridonia, come avevano fatto contemporaneamente gli operatori della struttura.

Ma l'allarme non è bastato a salvare la diciottenne.

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