Economia

In cerca di nuovi bersagli oltre lo scudo di Draghi

In cerca di nuovi bersagli oltre lo scudo di Draghi

Ray Dalio è il miliardario che possiede l'hedge fund Bridgewater e che, in sei mesi, ha venduto allo scoperto tre miliardi di azioni italiane. Nei suoi comitati si presenta sempre con il tablet dove gira un algoritmo di sua invenzione. Chiunque dica la sua, su un certo investimento, viene registrato e prende un voto in funzione di alcuni parametri: l'empatia, la tecnicalità della soluzione proposta, la preparazione sul dossier e poi, a investimento fatto, la bontà dell'intuizione. È l'algoritmo umanizzato che decide gli investimenti.

La scommessa è che in Italia dopo le elezioni ci sia il caos. Che il partito di Casaleggio faccia cadere il mercato nel baratro. Gli analisti, dopo Brexit e Trump, temono che il voto di protesta sia sottostimato dalle rilevazioni ufficiali e dai grandi media. Gli investitori oggi conoscono il Rosatellum meglio degli elettori e ritengono che il primo partito italiano sarà il Movimento 5 stelle. Di Maio potrebbe avere un incarico esplorativo per cercare di trovare una maggioranza (magari anche allargata come sembrava dai leaks dell'incontro fatto dal leader pentastellato due giorni fa a Londra). C'è poco da fare, giusto o sbagliato, tutto ciò agli investitori internazionali non piace.

Bisogna essere onesti. Tutto ciò rappresenta una scommessa: e spesso sull'Italia i fondi ci hanno capito nulla. Come quando schiacciarono il mercato per il possibile esito negativo del referendum di Renzi; sbagliarono, non tanto nelle previsioni politiche (il referendum in effetti non passò) ma nelle conseguenze economiche nefaste, che non ci sono state.

Nel passato la scommessa avveniva sui titoli di Stato. Con il debito pubblico monstre che ci ritroviamo, l'anello debole erano i Btp. Oggi non lo sono più per un semplice e banale motivo: Mario Draghi. Proprio l'uomo della finanza, di Goldman Sachs, che i populisti grillini e non solo tanto odiano, ci mette per il momento al riparo dalle tempeste dei venditori allo scoperto. Draghi e la Bce sono il banco. Nessuno scommette contro chi dà le carte. Ogni vendita allo scoperto di titoli di Stato italiani si infrangerebbe sugli acquisti fatti dalla Bce, che ha una potenza di fuoco incommensurabile rispetto a un privato. Draghi ha detto che farà tutto ciò che è necessario per mantenere la stabilità dei mercati obbligazionari europei. E fino ad ora tanto ha fatto.

Ecco perché chi scommette contro l'Italia vende le sue reginette quotate in Borsa: da generali a Unicredit, da Enel a Eni, da Atlantia a Terna, da Intesa a Snam.

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