Economia

Il ko delle Borse fa bene all'Italia

Il ko delle Borse fa bene all'Italia

Il sisma che ha investito la Borsa di Wall Street e che si è ripercosso in Europa e quindi anche a Piazza Affari a Milano non è in sé un fatto negativo, ma un processo di aggiustamento a un nuovo equilibrio dinamico. Che (salvo incidenti di percorso) risulterà complessivamente vantaggioso, anche se con delicati problemi per il nostro debito pubblico. Per fortuna esso sarà sotto controllo tramite la politica della Bce di Draghi, ma noi dovremo fare la nostra parte.

Invero, il sisma è stato causato dalla previsione che la Federal Reserve (la banca centrale Usa) alzerà il tasso di interesse per tener sotto controllo le pressioni inflazionistiche dovute al fatto che negli Usa c'è il pieno impiego, con disoccupazione inferiore ai minimi storici, e un eccesso di liquidità ancora legato all'ormai dismessa politica monetaria permissiva di Quantitative easing (facilitazione quantitativa) a cui si è sommato il deficit di bilancio e l'euforia finanziaria dovuta alla riduzione delle aliquote fiscali di Trump.

Il rischio di bolla finanziaria che si stava generando a Wall Street questa volta ha subito un alt drastico con la previsione che la Fed alzerà i tassi e cesserà il Qe. Il denaro investito in Europa ove i tassi sono bassi e permane il Qe della Bce (sia pure attenuata) in parte si sposterà negli Usa, attirato dal tasso alto. Pertanto ci sarà un rialzo di tasso sul nostro debito pubblico, per altro moderato dal Qe della Bce. Ma, nello stesso tempo, l'euro si indebolirà sul dollaro, dato il deficit della bilancia dei pagamenti nel conto capitali; ciò favorirà le esportazioni europee nell'area del dollaro, mentre rincareranno le importazioni dell'Eurozona in dollari. Ci sarà così un duplice impulso positivo sul nostro Pil (Prodotto interno lordo), sia in termini reali per la spinta dall'export, sia in termini monetari per l'aumento del livello dei prezzi, attualmente molto inferiore al 2% che la Bce considera come limite a cui è desiderabile avvicinarsi.

I tassi nominali sulle obbligazioni tenderanno al rialzo anche da noi, ma l'investimento in beni reali e azioni sarà avvantaggiato. Ciò peraltro in modi differenziati, dato che i singoli mercati sono diversamente influenzati dai fattori del nuovo equilibrio, fra area del dollaro e area dell'euro e che ancora non si conosce la linea che adotteranno la Germania e le aree diverse da dollaro ed Eurozona.

Per noi si apre, nel dopo elezioni, una interessante nuova prospettiva, per una politica di crescita nel nuovo equilibrio.

L'accaduto negli Usa con la Trumpnomics, nel solco della linea Reagan, mostra gli effetti positivi delle riduzioni delle aliquote fiscali eccessive, ma dà luogo a sfide per il nostro debito pubblico e per il finanziamento dell'investimento, motore essenziale di crescita endogena, sino ad ora trainata dalla domanda estera e (da noi, con effetti nel medio termine negativi) dalla spesa corrente.

Commenti