Cronache

Il diario segreto di Pamela: "La droga è soltanto buio. Ma ora basta, sono felice"

Così scriveva la giovane massacrata a Macerata. Ai ragazzi schiavi dell'eroina: "Rialziamoci insieme"

Il diario segreto di Pamela: "La droga è soltanto buio. Ma ora basta, sono felice"

Un passato dalle pagine nere, il presente con i fogli verdi di speranza, il futuro dipinto rosa. Magari allietato dai figli. Un marito che ti vuol bene. Una bella famiglia da condividere. I colori del suo diario esistenziale Pamela Mastropietro aveva iniziato ad abbozzati.

Lei, 18 anni appena compiuti, si era ripromessa di condividere le proprie riflessioni sul sito vivavocemagazine.it: un giornale di cui Pamela si fidava, perché fatto da persone per bene. Come per bene sono i genitori (mamma Alessandra e papà Stefano) di questa ragazza che ha fatto una fine tanto orribile da non essere neppure umanamente immaginabile: uccisa, tagliata a pezzi, chiusa in due valigie buttate in un canale a bordo strada.

Di lei sopravvivono ora sogni e speranze in una sorta di vademecum per cancellare l'ombra della droga, sostituendola con quella della vita; i consigli che avrebbero potuto salvare i tanti coetanei finiti nell'incubo della tossicodipendenza, Pamela li aveva mentalmente già preparati.

«Eravamo già d'accordo - racconta al Giornale l'avvocato Marco Valerio Verni, che di Pamela era anche lo zio e ora segue la famiglia in questa drammatica fase giudiziari -. Io stesso ero sempre al suo fianco, condividendo pensieri e desideri di una nipote che era caduta, ma stava rialzandosi». Lo stava facendo energicamente, con la consapevolezza onesta di chi sapeva di aver sbagliato: errori commessi anche per colpa di un brutto incontro che nel 2016 l'aveva avviata lungo la strada minata dall'eroina.

«Ma Pamela non era una tossica, era una persona positiva, intenzionata a uscire da un giro che lei per prima considerava maledetto - ci dice l'avvocato Verni -. Voleva diventare una criminologa. Aiutare gli altri. Far vincere il bene sul male. Stava mettendo giù appunti per ricordare ai giovani schiavi della droga che eroina e spacciatori sono solo buio e che invece bisogna combattere per rivedere la luce».

Nel suo block notes virtuale anche il riconoscimento per quei i genitori «apparentemente ossessivi, in realtà ci salvano con le loro attenzioni».

Nelle equilibrate parole dell'avvocato Verni si uniscono la professionalità del tecnico del diritto e l'affetto per una nipote che non potrà più abbracciare. Il ricordo del memoriale che stava elaborando con Pamela è una ferita aperta: «Lei, in comunità, era felice di lavorare in lavanderia. Si era rotto il ferro da stiro. Le avevamo promesso uno nuovo».

Sul fronte inchiesta il legale conferma la piena fiducia nel lavoro degli inquirenti. Ma a preoccuparlo sono altri aspetti: «C'è una parte dei media, fortunatamente minoritaria, che si sofferma su aspetti falsi, irrilevanti o addirittura dannosi alle indagini. Gettando fango su Pamela. Che era - e resterà sempre - una ragazza pulita».

Ma che al peggio non c'è mai fine, lo dimostrano le foto horror e i post raccapriccianti che nelle ultime ore la madre di Pamela ha ricevuto dai mostri del web: sciacalli che vigliaccamente si celano nell'anonimato, cibandosi nel dolore del prossimo; crudeltà senza senso, se non quello della propria malvagità.

Ma fortunatamente ci sono anche gli angeli della sensibilità: Fratelli d'Italia (prima firmataria l'onorevole Giorgia Meloni), dopo aver ottenuto che il corpo della ragazza venga tumulato nel cimitero del Verano, ha chiesto a sindaco e prefetto di intestare a Pamela - «ragazza solare, sensibile e affettuosa» - una via o una piazza di Roma. Un impegno particolarmente apprezzato dalle famiglie Mastropietro e Verni.

Un simbolo, quello della sfortunata 18enne, lontana anni luce dalla figura dell'eroinomane con braccio devastato dai buchi: «Pamela aveva il terrore degli aghi e delle siringhe - sottolinea la Alessandra Mastropietro -. La puntura che le è stata trovata sul braccio potrebbe avergliela fatta il suo carnefice contro la volontà di mia figlia». Obiettivo: l'ennesimo depistaggio.

Infine un pacato rilievo per la comunità nigeriana di Macerata: «La loro solidarietà è lodevole. Ma vorremmo che contribuissero in modo più fattivo alle indagini».

Una fiaccolata in meno e una testimonianza in più sarebbe più utile.

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