Economia

Italo ancora al bivio fra Usa e la Borsa E ora il governo scende in campo

Padoan e Calenda spingono per lo sbarco in Piazza Affari

Una lunga riunione per decidere se seguire il binario che porta verso la stazione di Piazza Affari oppure far salire a bordo gli americani con in tasca 1,9 miliardi e proseguire ad alta velocità ma non in Borsa. Il cda di Italo, tornato a riunirsi alle 17 di ieri e ancora in corso quando questo giornale andava in stampa, è servito per raggiungere un accordo tra gli azionisti sull'accettare o rispedire al mittente l'offerta ricevuta dal fondo americano Global Infrastructure Partners alternativa al collocamento del 40% della società sul mercato.

Intanto, però è sceso in campo il governo: «La quotazione in Borsa rappresenterebbe il perfetto coronamento di una storia di successo», hanno dichiarato ieri in una nota congiunta il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e il Ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, aggiungendo che comunque «è molto positivo che vi sia un grande interesse da parte di potenziali investitori su Ntv». Per i due ministri «il merito va alla capacità degli imprenditori, del management e delle istituzioni finanziarie, a partire da Intesa, che hanno costruito una grande azienda di servizi con investimenti molto significativi e che hanno saputo con coraggio superare anche momenti di difficoltà». E «questa operazione dimostra tra l'altro il potenziale della concorrenza nella creazione di posti di lavoro e nel miglioramento dei servizi ai clienti», hanno aggiunto Calenda e Padoan.

Tornando al cda di ieri, Gip avrebbe lasciato intendere che essendo largamente a premio (19 volte l'ebitda), tutta cash e senza le incertezze di una Ipo, non poteva essere alzata. Prendere o lasciare, dunque. E in fretta. Mentre all'advisor e alle banche del consorzio serve tempo per completare il lavoro sull'annunciata Ipo, individuare la forchetta di prezzo e sondare le intenzioni di acquisto degli investitori. Non solo. Un'offerta sul 100% dovrebbe essere più alta, almeno 2,3 miliardi, per contenere il premio di maggioranza e i dividendi. Il fondo ha lasciato aperta la possibilità agli attuali soci di rimanere nel capitale, ma senza superare il 25% e di lasciare alla guida la coppia Luca di Montezemolo presidente con l'ad, Flavio Cattaneo. Basterà? L'ultima parola spetta agli azionisti.

CC

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