Cronaca locale

Carabiniere ucciso in caserma, indagato collega

L'esercitazione si doveva svolgere con armi scariche, ma per errore è partito un colpo

Non portava il giubbotto antiproiettile lunedì pomeriggio il neo appuntato 33enne Andrea Vizzi morto durante una esercitazione alla caserma dei carabinieri «Montebello» di via Vincenzo Monti. A cosa gli sarebbe dovuto servire? Dalla sua mitraglietta - trattandosi di una esercitazione «in bianco», cioè ad armi scariche - non avrebbe dovuto partire infatti alcun colpo. Il responsabile della condizione delle armi era, come sempre secondo la procedura, il militare più alto in grado tra i quattro presenti, e cioè proprio il vice brigadiere Davide P., 46 anni, dalla cui M12 calibro 9 è partito il colpo che ha ucciso il povero Vizzi. L'appuntato infatti mentre stava simulando la parte dell'aggressore in uno degli scenari in cui le Api (le aliquote di pronto intervento «create» dall'Arma dei carabinieri nell'ambito del Nucleo radiomobile per fronteggiare l'allarme antiterrorismo) immaginano di trovarsi in caso di attentato.

Davide P., ancora sotto choc, ora è indagato per omicidio colposo nell'inchiesta coordinata dalla pm Sara Arduini e dall'aggiunto Tiziana Siciliano. Un tipo di reato, l'omicidio colposo, che sottintende una negligenza. L'ultima parola, come sempre in situazioni di questo genere, spetterà però al tribunale militare visto che i vertici dell'Arma hanno già fatto partire una loro indagine interna. L'esercitazione era cominciata alle 17.30. La pattuglia composta dai quattro militari era rientrata da un'attività operativa e si era subito dopo dedicata al ciclo di esercitazioni che dovevano avere luogo nel grande garage dove si svolgevano di solito.

Troppe le fatalità negative che hanno portato all'omicidio di Vizzi. Tra queste anche la distanza ravvicinata, appena pochi metri, tra la mitraglietta e il suo corpo. Per il ruolo che stava svolgendo in quel momento, Vizzi si trovava inoltre proprio nella linea di tiro, tanto che il colpo, dritto al petto, non gli ha dato scampo. Il militare è stato rianimato per circa 40 minuti ma poi è morto durante il trasporto all'ospedale Policlinico, mentre il collega responsabile dell'accaduto veniva ricoverato sotto choc al San Carlo da dove è stato dimesso ieri mattina.

L'Arma, come sempre, si è stretta attorno a entrambe le famiglie. In particolare, ai genitori della vittima - celibe e senza figli - che ieri pomeriggio da Corigliano d'Otranto (Lecce) hanno raggiunto Milano. L'altra sorella, che abita invece a Torino, già lunedì sera è arrivata nel capoluogo lombardo dove ha incontrato la fidanzata di Andrea, un agente della polizia di Stato in servizio sempre sotto la Madonnina.

PaFu

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