Economia

Le urne frenano i compratori. "Slitta la vendita di Alitalia"

Calenda: "Passo indietro degli acquirenti per le elezioni italiane". Salvini: "Nessuna svendita agli stranieri"

Le urne frenano i compratori. "Slitta la vendita di Alitalia"

Come a un certo momento era parso prevedibile, la vendita di Alitalia andrà a dopo le elezioni. Finora in tanti lo pensavano, ma alcuni esponenti del governo in particolare i ministri Graziano Delrio (Trasporti) e Carlo Calenda (Sviluppo) più volte avevano auspicato una chiusura addirittura prima di Natale. Così non è stato, e ieri lo slittamento dei termini è stato reso in pratica ufficiale dallo stesso Calenda. «I potenziali acquirenti hanno frenato», ha detto con chiarezza, «hanno fatto un passo indietro nell'attesa delle elezioni». «Lunedì vedo i commissari», ai quali ha riconosciuto il merito «di non aver speso un euro del denaro pubblico dato con il prestito ponte». Calenda si aspetta nuovi sviluppi della situazione «immediatamente dopo le elezioni».

La vicenda Alitalia fa parte della campagna elettorale e il futuro della compagnia nessuno se lo nasconde dipenderà dalla maggioranza che si formerà dopo il voto. Sono elezioni delicate, già l'idea di un nuovo governo è molto confusa: difficile che Alitalia rientri tra le priorità e passerà sicuramente del tempo: facile prevedere che non se ne riparlerà prima dell'estate, per una cessione da immaginare quindi entro fine anno.

Se la continuità del centro sinistra potrebbe spianare la strada a una vendita dignitosa a uno dei pretendenti attuali, un governo diverso potrebbe farsi idee differenti: un candidato di spicco del centro-destra com'è Matteo Salvini ieri ha detto chiaramente che «faremo di tutto affinchè una compagnia di bandiera come Alitalia non venga venduta o svenduta a qualche multinazionale o a una compagnia straniera». Come si vede, posizioni agli antipodi. E se da un lato ci sono, sebbene a motori spenti, Lufthansa, Air-France-Easyjet-Delta, Cerberus e possibili altri candidati, serpeggia l'idea della ricerca di una soluzione nazionale, gradita anche al sindacato. C'è chi guarda alla Cdp, chi ad altre soluzioni più o meno fantasiose, anche perché occorrono grandi capitali.

L'impressione di alcuni osservatori è che la stessa Intesa Sanpaolo, che per anni è stata uno degli azionisti più importanti e dei finanziatori più fedeli, se richiesta di qualche tipo di ragionevole intervento non si negherebbe. Ieri il presidente della banca, Gian Maria Gros-Pietro ha avuto parole di elogio per i commissari che «stanno dimostrando che Alitalia è un vettore aereo che ha la fiducia dei passeggeri, che ha un grande mercato e che è in grado di funzionare anche nelle attuali condizioni». Calenda tuttavia si è detto «contrario a qualunque progetto Fenice2» (leggi: Capitani coraggiosi).

Quanto alle scadenze del bando di cessione, il 30 aprile è il termine per il miglioramento delle offerte. Poi potrà essere scelto un interlocutore per trattare in esclusiva. Il bando è però flessibile, e il governo può decidere secondo opportunità. L'altra scadenza è la restituzione del prestito ponte di 900 milioni entro il 30 settembre. Ma non è impensabile una proroga. E l'incarico attribuito ai commissari non ha scadenza.

Quanto alla gestione di Alitalia, i ricavi aumentano: più 1% anno su anno, più 3% dicembre su dicembre, mentre il primo trimestre dovrebbe chiudere con un +4-5%, sempre anno su anno. Ciò non significa certo che la compagnia sia risanata, vista anche la protezione dai creditori di cui gode l'amministrazione straordinaria.

Tutti concordano che Alitalia non ha le dimensioni per stare da sola.

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