Cultura e Spettacoli

Radiogiornale

La radio via «app» è un mondo da scoprire. Intanto è un passo avanti clamoroso che cambia il modo stesso di utilizzare questo media. Basta «scaricare» una «app» gratuita e non soltanto si accede alla programmazione dell'emittente, ma la si può anche ascoltare da ogni «device», dallo smartphone o dal laptop oppure dal tablet. Non c'è bisogno di cercare la frequenza perché, essendo digitale, è sempre collegata. In più, ogni «app» garantisce contenuti extra, modi di condividere e partecipare alla vita o alle scelte dell'emittente e di avere anche un servizio di notizie. Se pensiamo a come si poteva ascoltare la radio fino a dieci anni fa, il cambiamento è epocale. Prima bisognava continuamente sintonizzare il canale, nel caso l'ascolto fosse in auto oppure in una condizione di mobilità (spesso anche chi passeggiava la domenica ascoltando Tutto il calcio minuto per minuto era costretto a smanettare in continuazione). E anche l'ascolto in casa era parziale, visto che spesso neppure si sapeva il nome dell'emittente alla quale si era collegati. Ora quindi dovrebbe essere tutto molto, ma molto meglio. Però c'è un però. Anzi due. Le «app» spesso hanno bisogno di anni per essere realmente affidabili (RaiPlayRadio è appena arrivata e difatti è ancora perfezionabile). E poi c'è la giungla della connessione, la velocità di trasmissione e l'affidabilità del segnale. In sostanza, spesso la «app» si ammutolisce o addirittura svanisce dallo schermo. E tutto tace.

Un inghippo talvolta molto frequente che dipende da una trasmissione dati che in Italia non è ancora all'altezza delle aspettative.

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