Cronache

Attenti a Di Maio "serial killer" del congiuntivo

Attenti a Di Maio "serial killer" del congiuntivo

Non si capisce perché mandare i propri figli a scuola: un ragazzo che scrivesse un tema di italiano sbagliando tutti i congiuntivi sarebbe giustamente bocciato. Almeno si spera, perché non ne sono più tanto sicuro. In quanto questo ipotetico ragazzo potrebbe rispondere: perché dovrei studiare io, se per esempio il candidato premier del Movimento Cinque Stelle, ovvero il nuovo che avanza, di congiuntivi non ne imbrocca uno?

Non è la prima volta per Luigi Di Maio, poverino, non riesce a scrivere uno status corretto, ogni mese c'è una tragedia, mi fa pena, mi viene quasi da piangere. Va bene che non è laureato, ma non si capisce come abbia fatto a passare la maturità, e perfino le scuole medie, e perché si intestardisca a digitare i suoi pensieri sui social. Insomma, due giorni fa scrive su Facebook: «...mi impegno far votare una legge che dimezza il numero dei parlamentari e introduce la rendicontazione...». Poco dopo su Instagram: «Io sono convinto che il voto del 4 marzo parlerà molto chiaro e che il governo del Movimento Cinque Stelle è l'unico possibile per non far rimpiombare il paese nel caos». Di certo il Paese piomberebbe nel caos della grammatica di Di Maio.

Il quale non solo non si vergogna, ma si deduce non prenda neppure un assistente per correggere quanto non riesce a scrivere in italiano corretto. Se non sai guidare, o prendi i mezzi pubblici o ti prendi un autista, non vai in giro a mettere sotto i pedoni. Se non sai cucinare, non inviti gli amici a cena per servirgli una schifezza, ordini a domicilio o assumi una cuoca. A maggior ragione se hai un ruolo pubblico. Se non conosci la tua lingua, non pretendi di governare il Paese ma torni a scuola. Di Maio ti fa rimpiangere il vecchio politichese di Forlani e Moro: non si capiva niente, ma almeno era italiano.

Tuttavia il leader grillino è il prodotto della democrazia del web e della rete, dell'antipolitica e dell'anti-grammatica. A proposito di web: un mese fa ho dedicato un lungo articolo sul Giornale a un giovane ventiduenne Youtuber di videogiochi molto seguito tra i giovani, VeloX (sei milioni di visualizzazioni al mese), scatenando discussioni perché scrissi che aveva fatto bene a lasciare la facoltà di Scienze della Comunicazione, non ne aveva bisogno: all'Università, visti i risultati, avrebbe potuto andare a insegnarci. Ma come, mi hanno criticato in molti, inviti un giovane a non studiare? Il punto è che VeloX, oltre a essere bravissimo a giocare, non sbaglia un congiuntivo, mentre in Italia non soltanto Di Maio, ma perfino il ministro della Pubblica Istruzione può scrivere al Corriere della Sera: «...sarebbe opportuno che lo studio della Storia non si fermasse tra le pareti delle aule scolastiche ma prosegua...».

Perché mai un giovane dovrebbe studiare se chi dovrebbe dare l'esempio sono questi somari qui? Meglio VeloX, peccato non si sia candidato.

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