Politica

I populisti in giacca e cravatta

Il grande fantasma di questa campagna elettorale è il cosiddetto populismo. Non esiste in realtà accusa più ridicola

I populisti in giacca  e cravatta

Il grande fantasma di questa campagna elettorale è il cosiddetto populismo. Una clava che si usa contro il proprio avversario politico. Non esiste in realtà accusa più ridicola. Vediamo qualche esempio che svela meglio di mille discorsi la strumentalità di questa accusa.

Ieri il presidente del Consiglio, incontrando la Merkel, si è fatto garante di un'Italia che saprà rispondere alle minacce populiste. Dopo poche ore va in televisione e riguardo alla recente acquisizione dei treni di Italo da parte di un fondo americano dice: i venditori si sono «comportati come una start up». Insomma come dei ragazzini. E ancora. «Avrebbero potuto esercitare un'ambizione maggiore. È buffo che grandissime imprese e grandissime istituzioni finanziarie non abbiano coltivato l'ambizione di un progetto europeo: potevamo coltivarla anche noi italiani». Gli azionisti di Italo, tra cui Intesa San Paolo e Generali, hanno incassato 2,5 miliardi di euro (compresi 500 milioni di debito): circa un miliardo in più di quanto avrebbe assicurato la quotazione in Borsa. Un'operazione fantastica sotto tutti i punti di vista. Compreso lo sviluppo, con risorse fresche. Eppure Gentiloni, come il «populista» Trump, sembra ragionare con lo slogan «Italia prima». Dimenticandosi, in un colpo solo, di come la chiusura delle frontiere economiche, sia proprio una delle accuse di populismo di cui è accusato il presidente americano. Se lo dice il mite Gentiloni va tutto bene?

Secondo indizio. L'attuale governo sta facendo una battaglia per l'obbligatorietà dei vaccini. A chiunque si metta di mezzo, si ricorda l'importanza del metodo scientifico. Ebbene un gruppo di ricercatori ha dimostrato come la coltivazione del mais Ogm non sia nociva e anzi i residui potenzialmente cancerogeni sono inferiori nei prodotti Ogm, meno affetti da pericolosi funghi alimentati dai parassiti. Ebbene in Italia non si può coltivare il mais Monsanto (e sempre riguardo Monsanto l'Italia ha votato contro la moratoria per il glifosato) grazie ad un decreto firmato, tra gli altri, dallo stesso ministro Lorenzin che si batte giustamente per i vaccini. Qualcuno ci spiega perché essere contro i vaccini è da populisti irresponsabili e invece vietare il mais Ogm che migliorerebbe il saldo della nostra agricoltura di centinaia di milioni l'anno, non lo sia altrettanto. Un governo serio abrogherebbe un decreto che è stato fatto proprio in questa legislatura morente.

Terzo indizio. La Confindustria nella sua grande assise di Verona, riprendiamo dal Sole24ore, ha preparato un «piano per l'Italia». Boccia, il suo presidente, dice: «In cinque anni 250 miliardi di investimenti e 1,8 milioni di occupati». E ancora riduzione del debito pubblico del 20 per cento. Boom. Ma qualcuno ci sa dire per quale motivo questo piano sia più realizzabile, che so, della flat tax o del reddito di cittadinanza? Non è forse questa una proposta che loro stessi avrebbero definito populista, poiché difficilmente realizzabile?

Quarto indizio. Tutti i benpensanti sono preoccupati della «nuova ondata fascista». Lo ha detto il ministro Delrio in una recente intervista e Repubblica ne è ossessionata. Poi se in piazza i centri sociali picchiano i poliziotti e lanciano bombe carta, il problema resta sempre il fascismo che loro vorrebbero combattere. Gli ossessionati dal ritorno del fascismo coincidono magicamente con coloro che denunciano in ogni sede il populismo delle destre sull'immigrazione. E dicono che quell'emergenza non c'è. Insomma parlare di emergenza fascista non è populista, ma dire che in Italia ci sono 600mila clandestini senza lavoro e potenziale manovalanza per la criminalità, lo è.

Ma fateci il piacere.

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