Mondo

"L'islam deve cambiare. La persecuzione non è iniziata con l'Isis"

Una parte dell'islam deve cambiare. Alcuni musulmani non possono pensare di avere il diritto di uccidere i cristiani. Ecco le parole dell'arcivescovo Warda

"L'islam deve cambiare. La persecuzione non è iniziata con l'Isis"

Bisogna essere onesti con la religione islamica. Bashar Warda sembra avere le idee chiare riguardo il dialogo interreligioso . L' arcivescovo della arcieparchia di Arbi ha sottolineato come la persecuzione dei cristiani non rappresenti una novità storica apportata dallo stato islamico dell'Isis. Secondo quanto riportato dal Catholic Herald, infatti, durante un discorso alla Georgetown University di Washington, Warda ha ribadito la necessità che i musulmani riconoscano la storicità e la scientificità dell' oppressione.

"L'abbiamo sperimentata non negli ultimi quattro anni - ha specificato l'arcivescovo iracheno riferendosi alla persecuzione dei cristiani in medio Oriente - ma in 1400 anni". E ancora: "Non abbiamo respinto i ricorrenti periodi di terrorismo che hanno inflitto un crudele dolore...", ha aggiunto. I cristiani mediorientali, quindi, dobrebbero partire da questo presupposto storico per potersi sedere al tavolo del dialogo con la religione musulmana. Ma non solo.

"Dopo l'avvento dell'Isis, quando l'Isis ha scosso la coscienza del mondo e scosso anche quella a maggioranza musulmana", ha evidenziato l'arcivescovo Bashar Warda, la gran parte dell'islam ha bollato Daesh definendo "infedeli" i terroristi. "In Medio Oriente, siamo passati dalla paura al terrore all'orrore", ha sottolineato. "Dopo? ... Centinaia di migliaia di persone innocenti sono morte." Il timore degli attentati e della vessazione, insomma, non ha contribuito ad arrestare la sopraffazione ai danni dei cristiani. Per Warda i leader islamici sono stati coraggiosi, in alcuni casi, a prendere posizione in modo apertamente contraro all'operato di Daesh. Dichiarazioni, però, che andrebbero "incoraggiate" e che non dovrebbero restare isolate. I cristiani, inoltre, non dovrebbero limitarsi ad assistere passivamente pregando per il meglio, ma agire. Diviene necessaria, quindi, una doppia presa di coscienza: una da parte dei cristiani e una da parte dei musulmani. "Ci opponiamo al fatto che una fede oggi dice di avere il diritto di ucciderne un'altra. Ci deve essere un cambiamento e una correzione all'interno dell'Islam", ha dichiarato l'iracheno alla Georgetown.

L'arcivescovo iracheno, che è il principale patrocinatore dell'Università Cattolica di Arbil, ha terminato il suo intervento facendo un appello pubblico teso a far sì che le istituzioni gli consegnino i fondi destinati alla ricostruzione: "Le vostre valutazioni politiche hanno conseguenze sulla vita o sulla morte. Aiutateci a sviluppare modelli di vita e redditi disponibili in Iraq", ha chiosato. L'Università di Arbil, che è stata denominata "Cattolica" proprio per volontà dell'arcivescovo, è frequentata da ottantadue studenti, tra cui alcuni musulmani.

L'istituto in questione è stato fondato nel 2015 soprattutto grazie a tre milioni di dollari donati da cattolici italiani.

Commenti