Sport

Re dei giochi

Sergio Arcobelli

Una maledizione a cinque cerchi. Non può che essere così se di nome fai Elise Christie e hai un conto aperto, anzi apertissimo, con la sfortuna.

Meglio partire da una premessa indispensabile: Elise Christie è una fuoriclasse dello short track. Coetanea e rivale di mille battaglie della nostra Arianna Fontana, la 27enne scozzese vanta un palmarès invidiabile per moltissime colleghe dei pattini: soltanto undici mesi fa, per esempio, la bionda di Livingston dominava i campionati del mondo di Rotterdam di short track. Tre medaglie d'oro, diciamo così, non si vincono per caso. Sulla scia di questi successi, la Christie si presentava a PyeongChang tra le papabili per la corona olimpica. Certo, se solo il destino non avesse deciso di mandare all'aria tutti i suoi progetti come già accaduto a Sochi.

In Russia, infatti, fu un vero disastro. Elise fu squalificata in tre gare su tre del programma dello short track. Una beffa atroce ma, in fin dei conti, a vantaggio della Fontana. Destini opposti sulle sponde del Mar Nero: la nostra Arianna portò a casa tre medaglie, la Christie soltanto messaggi e minacce di morte dal web. Ma dopo aver incassato gli insulti in primis, guarda caso, proprio dalla Corea, dove in molti non le avevano perdonato di aver ostacolo una loro connazionale - Elise ha reagito. Anzi, come dimostrano i tre ori mondiali del marzo scorso, la sua perseveranza è stata premiata e a PyeongChang, sua terza Olimpiade, è tornata più motivata, pugnace e con spirito di rivalsa. Peccato che la Dea bendata, suo malgrado, avrebbe escogitato un altro piano diabolico contro di lei.

Prima di tutto, è arrivata la beffa dei 500 metri. Mai come questa volta la Christie si è avvicinata a quella tanto agognata e maledetta medaglia olimpica. Chiude la finale alle spalle di Fontana, van Kerkhof e Boutin, dunque giù dal podio, dunque con una medaglia sì, ma di legno. Per non parlare dei 1500 metri, altro sogno che, dopo un contatto con una cinese, si è infranto nelle barriere. Una caduta che ha lasciato strascichi e un leggero problema alla caviglia destra. Ferita non solo nell'orgoglio ma pure nel fisico, adesso servirà un miracolo olimpico nei 1000. L'ultima gara, l'ultima speranza.

Ce la farà? Intanto, Elise Christie è già la campionessa olimpica di sfortuna.

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