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Svastiche sull'ambasciata polacca di Tel Aviv

Dopo la legge sull'Olocausto approvato in Polonia e le tensioni con Israele, l'ambasciata polacca di Tel Aviv è stata imbrattata con offese e svastiche

Svastiche sull'ambasciata polacca di Tel Aviv

Offese e svastiche lasciate sul cancello d’ingresso dell’ambasciata polacca di Tel Aviv. A testimoniare che le tensioni con il governo polacco non sono acqua passata. Il “casus belli” è la legge con cui Varsavia ha messo al bando l’espressione “campi di sterminio polacchi” per definire luoghi come Auschwitz, Treblinka, Belzec, Sobibor, Chelmno, Maidanek. Perché, sostengono i conservatori polacchi, quei campi erano finanziati e gestiti della Germania nazista durante gli anni dell’occupazione. Fino a 3 anni di carcere, quindi, per chiunque, polacco o straniero, accusi la Polonia di complicità con i crimini nazisti o faccia riferimento ai “lager polacchi”, ledendo così la reputazione del Paese.

La risposta della Knesset non si è fatta attendere. E al vaglio del parlamento israeliano è arrivata una proposta di legge che punisce con 5 anni di reclusione coloro che “riducono o negano il ruolo di quanti hanno aiutato i nazisti nei crimini commessi contro gli ebrei”. Sabato scorso il primo ministro Mateusz Morawiecki, in occasione della Conferenza di Monaco sulla Sicurezza, ha gettato nuova benzina sul fuoco affermando che non solo i polacchi si sono macchiati di collaborazionismo: “Ce ne erano anche di ebrei, russi, ucraini e tedeschi”. Un commento “oltraggioso” secondo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che non ha gradito il paragone: “Qui c’è un problema di incapacità di comprendere la storia e una mancanza di sensibilità alla tragedia della nostra gente”, ha detto in proposito. E ventiquattr’ore dopo l’ambasciata polacca di Tel Aviv è finita nel mirino dei vandali, imbrattata con graffiti e scarabocchi che accusano i “polacchi” di essere “assassini” e “nazisti”.

Sono in corso le indagini per individuare i colpevoli.

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