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Altro che traghettatore cuore e grinta Gattuso mette il Diavolo sull'ascensore

Rossoneri in zona Europa e l'aggancio all'Inter non è più un sogno

Altro che traghettatore cuore e grinta Gattuso mette il Diavolo sull'ascensore

E ora provate a chiamarlo traghettatore. O a dire che è soltanto grinta e determinazione. O magari a dargli del raccomandato. No, Gennaro Ivan Gattuso, in arte Ringhio, è un allenatore vero. E pure bravo. Da quando è arrivato sulla panchina rossonera ha ribaltato il Milan, gli ha ridato una condizione atletica degna di una quadra di serie A, gli ha dato un gioco e tanta personalità. Tutte cose che nella gestione Montella erano soltanto un'ipotesi.

Una rivoluzione, quella di Gattuso, fondamentale per il Milan e utile anche per lui e la sua immagine. Cinque vittorie nelle ultime sei gare hanno portato i rossoneri in piena zona Europa league ma arrivati a questo punto, anche sulla scia dell'entusiasmo, sognare più in grande è di nuovo possibile. Basti pensare al duello cittadino che potrebbe anche valere un posto nella zona che conta. Alla 15ª giornata il Milan era distante dall'Inter la bellezza di 18 punti e chi avesse anche solo ipotizzato un possibile aggancio sarebbe stato additato come visionario. Oggi, dieci partite più tardi, il distacco tra le milanesi è soltanto di 7 punti, con il derby alle porte in programma il 4 marzo.

In questa rimonta stanno alla pari i demeriti di un'Inter in caduta libera e i meriti di un Milan che ha cambiato rotta. Grazie a Gattuso. Pochi fronzoli, niente discorsi altisonanti ma un'idea chiara e concreta. Tanto lavoro sul campo, fiducia ai giocatori con cui ha instaurato un dialogo costante e un rapporto ottimo, un sistema di gioco chiaro e adeguato agli elementi a disposizione e poi sì, grinta e determinazione. Ma ridurre solo a quello Gattuso, sarebbe ingiusto. Eppure quell'etichetta, almeno in parte, non riesce a scrollarsela di dosso nonostante i risultati. Lui fa spallucce, un po' gli rode ma alla fine se ne frega, rimane umile e continua a lavorare a testa bassa. Mentre altri colleghi più quotati inventano scuse e si lamentano ogni tre per due, lui ammette quando vince grazie a episodi fortunati e non fa piagnistei se non raggiunge la vittoria per demeriti propri o per meriti degli avversari.

Nel concreto basta fare alcuni nomi per capire quanto la mano di Ringhio si senta in questo Milan. Bonucci tornato leader in difesa, Bonaventura diventato giocatore imprescindibile anche grazie ai suoi inserimenti, Suso di nuovo ad alti livelli, Calhanoglu sbocciato e ora titolare inamovibile, Cutrone da giovane che deve fare esperienza a bomber letale. Tanti cambiamenti non possono essere casuali. E non è nemmeno un caso se i giocatori, in coro, elogiano il lavoro dell'allenatore appena ne hanno l'opportunità.

Un allenatore vero: preparato, capace e in grado di fare la differenza. Alla faccia di chi lo considerava soltanto un traghettatore grintoso chiamato a guidare la squadra solo per il suo passato da giocatore. Ora si è affrancato. Non a parole ma con i fatti. Sembrava impossibile solo due mesi fa ma adesso il suo Milan può di nuovo sognare in grande.

E non è poco.

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