Cronache

Il collettivo insiste: "Giorno del Ricordo è tentativo pietoso"

Il collettivo "Controvento" si è di nuovo espresso sulle foibe. Questa volta, ad essere messa in discussione, è la solennità del Giorno del Ricordo

Il collettivo insiste: "Giorno del Ricordo è tentativo pietoso"

Il collettivo "Controvento" si è interrogato di nuovo sulla veridicità storica delle foibe. Dopo lo scritto relativo alla cavità carsica di Basovizza, articolo nel quale l'inghiottitoio triestino era stato in qualche modo definito una "fake news", sembra arrivato il momento di provare a delegittimare per intero il Giorno del Ricordo.

Per l'organizzazione antifascista milanese, infatti, l'istituzione di una giornata in memoria delle vittime del genocidio perpetrato dai partigiani comunisti ai danni dei nostri concittadini rappresenta "un tentativo pietoso di far dimenticare i crimini commessi dagli italiani e dal fascismo". I fascisti presenti nei territori slavi e croati nel periodo postbellico verrebbero così "legittimati nella loro azione di conquista e di rapina dei territori orientali, a tal punto da dover essere commemorati una volta uccisi dai partigiani sloveni". La solennità civile nazionale promossa dal governo Berlusconi con la legge n.92 del 30 marzo 2004, quindi, avrebbe un fine propagandistico e rischierebbe di equiparare le vittime dei partigiani a quelle ricordate con il Giorno della Memoria.

Quella dei partigiani sarebbe stata, secondo il punto di vista di "Controvento", una reazione legittima. Si legge, del resto, sul sito del collettivo milanese: "Tra il 1943 ed il 1947 sul nostro confine orientale la popolazione slava ed i partigiani titini reagiscono ai soprusi ed ai crimini perpetuati in lunghi anni dai nazi-fascisti, crimini che hanno portato alla creazione di decine di campi di concentramento, alla distruzione di centinai di villaggi ed alla morte di 50000 "sloveni"; come vendetta in 4 anni verranno uccisi 10000 italiani, tra civili, ex militari fascisti e militari italiani sotto il controllo e la direzione dei nazisti e funzionari amministrativi fascisti". Le foibe, che questa volta vengono citate come esistenti, come mezzo di liberazione dall'invasione nazifascista e forse in parte anche architettate dagli stessi "invasori".

"Controvento", poi, dall'alto delle ricerche storiche compiute, non è disposto a omologare gli infoibamenti a un genocidio. Per gli antifascisti milanesi gli italiani uccisi, infoibati o deportati da Tito e compagni rappresenterebbero solo il 4% del totale. Un numero troppo basso per istituire una giornata commemorativa. "Questa percentuale - sottolineano nell'articolo - poi va ribassata al fine di comprendere il numero di italiani morti in quanto italiani ed il numero di italiani morti in quanto ex criminali e macellai fascisti e/o al soldo dei nazisti dopo il ’43". I morti, insomma, non sarebbero tutti uguali: ci sarebbero italiani morti in quanto tali e italiani morti in quanto appartenenti ai regimi totalitari. Come se i partigiani titini, insomma, avessero il costume di chiedere agli infoibati una tessera di partito prima di procedere con l'esecuzione.

Le stime storiche parlano di 10mila italiani uccisi nelle cavità naturali del Carso. Tutti i presidenti della Repubblica, da Cossiga in poi, hanno riconosciuto le foibe come un vero e proprio dramma nazionale. Una certa sinistra, però, continua a offuscare la verità dei fatti.

Elencare tutti gli storici che hanno pubblicato libri, analisi e ricerche su una delle pagine più buie della violenza comunista risulterebbe un esercizio inutile: la pacificazione nazionale non appartiene a coloro che sulle foibe usano negare l'evidenza.

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