Elezioni Politiche 2018

Trans e nozze omo: l'Arcigay detta le condizioni

Le richieste dell'associazione ai partiti in lizza: la scelta dell'identità sessuale è un diritto

Trans e nozze omo: l'Arcigay detta le condizioni

Roma - Anche l'Arcigay scende in campo in vista della consultazione popolare del prossimo 4 marzo. E lo fa pubblicando una sorta di «pentalogo» che dovrebbero impegnarsi a seguire i legislatori del prossimo parlamento. Ovviamente si parte con il matrimonio per tutti, superando così «l'idea discriminatoria di un istituto ad hoc per le coppie omosessuali». Per proseguire con le adozioni sia per single che per coppie dello stesso sesso, dal momento che - come sostengono all'Arcigay - si può coniugare «l'interesse primario del minore» con il desiderio di adozione da parte di single e coppie gay. Ai prossimi legislatori l'Arcigay chiede anche una norma di «contrasto e prevenzione delle violenze e dell'odio». Ai futuri parlamentari, poi, viene chiesta anche una riforma radicale delle legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita. L'obiettivo è quello di consentire l'accesso alla fecondazione eterologa a tutte le donne. Il quinto punto di questo «pentalogo» fa perno su una parola a dir poco difficile: «depatologizzazione». Ovvero la condizione del trans non deve essere considerata una patologia soprattutto nell'accesso ai servizi pubblici e in generale nell'ordinamento. Il legislatore in questo caso si deve impegnare a far diventare un diritto la scelta libera e autonoma dell'identità sessuale senza oneri e soprattutto «sottraendola all'azione giudiziaria».

Sul suo sito l'Arcigay ha anche pubblicato una classifica dei parlamentari della XVII legislatura. Due liste distinte: a sinistra i «buoni» e a destra i «cattivi», cioè quelli non solo poco sensibili alle questioni e tematiche relative ai diritti degli omosessuali, ma financo contrari. E visto che la politica è anche l'arte del relativo assoluto, ecco che il più apprezzato parlamentare e il più temuto concorrono per lo stesso simbolo politico alle prossime elezioni. A sinistra svetta infatti Monica Cirinnà (Pd), da tempo soprannominata «la signora delle unioni civili» visto che è alla senatrice romana che si deve il disegno poi divenuto legge. Dalla parte opposta svetta un altro «candidato Pd»: Pierferdinando Casini. Per gli attivisti dell'Arcigay è più ostico di altri campioni della famiglia tradizionale come Paola Binetti (Noi con l'Italia) e Mario Adinolfi (Il popolo della famiglia). Intanto l'Arcigay ha annunciato che attraverso il sito www.votoarcobaleno.it monitorerà le adesioni e le renderà pubbliche. Per l'esattezza, nella pagina web di ciascun candidato o candidata confluiranno l'adesione alla piattaforma, l'eventuale giudizio dell'associazione e alcune informazioni (dichiarazioni e rassegna stampa) utili a raccontarne il profilo. L'auspicio è che alla viglia delle urne «gli elettori possano disporre di uno strumento utile a esprimere un voto consapevole».

Per il momento, l'unico partito ad aver risposto all'appello di Arcigay è Liberi e Uguali.

«Aderiamo con convinzione alla piattaforma del voto Arcobaleno - recita un comunicato diffuso ieri - che impegna i candidati ad assumersi un impegno, anzi cinque precisi impegni, per la prossima legislatura sul fronte dei diritti, che sono un nostro faro».

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