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Trump apre sulle armi. Ma la sua valigia atomica ha spaventato la Cina

Il tycoon: controlli su chi le compra. A Pechino rissa tra 007 per la borsa con i codici nucleari

Trump apre sulle armi. Ma la sua valigia atomica ha spaventato la Cina

New York - Il Russiagate e il rinnovato dibattito sulle armi da fuoco sono solo alcune delle sfide che turbano il sonno di Donald Trump. Il quale non a caso ha augurato agli americani «un grande, ma riflessivo, President Day». Il Giorno dei presidenti, la festa nazionale nata per commemorare il compleanno di George Washington, celebrata ieri negli Usa, il 45esimo inquilino della Casa Bianca l'ha trascorsa a Palm Beach, dopo la tweetstorm, la bufera di tweet, del fine settimana. E per la prima volta ha aperto a una stretta su pistole e fucili: Trump, ha riferito la portavoce di Pennsylvania Avenue, «sostiene gli sforzi per migliorare il sistema dei controlli federali» sull'acquisto di armi. «Ha parlato con il senatore repubblicano John Cornyn sulla proposta di legge bipartisan che ha presentato con il democratico Chris Murphy - ha detto Sarah Sanders - Sono in corso discussioni, si valutano delle modifiche, e il presidente è favorevole alle iniziative per migliorare il sistema di controlli federali sui precedenti». È una piccola svolta per il Commander in Chief, che sino a ora è stato profondamente contrario a ogni intervento, e legato a filo doppio con la potentissima lobby della National Rifle Association (Nra), che lo ha sostenuto nella sua corsa alla Casa Bianca.

«A novembre è in gioco il Secondo Emendamento della Costituzione», aveva detto prima delle elezioni, riferendosi alla disposizione che riconosce la libertà per ogni americano di possedere un'arma. Ma ora, dopo il massacro compiuto dal 19enne Nikolas Cruz al liceo di Parkland in Florida, costato la vita a 17 persone, sta ricevendo forti pressioni da studenti, insegnanti e genitori che gli chiedono di fare di più contro le sparatorie di massa. Mentre alcuni studenti di Washington hanno organizzato una protesta davanti alla Casa Bianca contro la diffusione di pistole e fucili negli Stati Uniti, un'anticipazione della marcia che si terrà nella capitale il 24 marzo. I sopravvissuti della strage hanno detto ai media Usa che Trump ha declinato l'invito a intervenire ad una town hall sulle armi, mentre la Casa Bianca ha annunciato che «The Donald» terrà una sessione di ascolto con studenti e professori questa settimana. «Non andremo da lui, è lui a dover venire da noi», ha replicato Emma Gonzalez, scampata alla furia di Cruz, lo stragista che ora rischia la pena di morte (17 capi d'accusa per omicidio premeditato). Intanto, sul fronte del Russiagate, l'ex collaboratore della campagna di Trump, Rick Gates, accusato di riciclaggio di denaro, ha deciso di collaborare alle indagini del procuratore speciale Robert Mueller. Ed è pronto a testimoniare nei prossimi giorni contro l'ex capo della campagna, Paul Manafort. Dalla Russia invece è tornato a parlare il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, questa volta sulla Siria, per chiedere agli Usa di «non giocare col fuoco e misurare i propri passi», valutando gli interessi del popolo e della regione nel suo complesso.

Proprio mentre le truppe governative stanno per entrare ad Afrin a sostegno delle enclavi curde attaccate dai turchi. E a Washington, alcune fonti hanno raccontato al sito Axios un episodio avvenuto durante la visita del tycoon in Asia, lo scorso novembre, quando sarebbe stata sfiorata la rissa tra 007 americani e cinesi.

Il capo di gabinetto della Casa Bianca John Kelly e un agente del Secret Service si sarebbero azzuffati con funzionari della sicurezza di Pechino sulla valigetta nucleare del presidente, dopo che sarebbe stato sbarrato l'ingresso nella Grande sala del popolo all'ufficiale incaricato di seguire sempre il Commander in Chief Usa con la «Football», come è soprannominata la sacca.

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